E’ scomparso a Göteborg il Prof. Francesco Petroselli,noto studioso dei dialetti della Tuscia e dell’Italia mediana

di FEDERICO USAI –

Il 26 aprile è scomparso il Prof. Francesco Petroselli, studioso dei dialetti della Tuscia. Lo avevo conosciuto più di trenta anni fa quando, come giornalista, mi recai per TeleViterbo a Göteborg con il mio cameraman Mario Veralli, con il Prof. Quirino Galli e con Angelo Russo, ideatore di ” Sinfonia d’Archi” , per far conoscere in Svezia le tradizioni della Macchina di S.Rosa.

Con il Prof. Francesco Petroselli per una settimana allestimmo uno stand all’università di Göteborg con immagini della Macchina di S.Rosa “ Sinfonia d’Archi “ e con alcune divise dei facchini di S.Rosa. In questo modo portammo in Svezia la più importante tradizione della nostra città e facemmo conoscere agli svedesi, grazie al Prof. Francesco Petroselli, la Macchina di S.Rosa.

Di seguito riportiamo le parole di un grande amico del Prof. Petroselli, Luigi Cimarra, che con lui condivise l’amore per le tradizioni e i dialetti  della Tuscia e dell’Italia mediana :

“Dopo una grave malattia che, nell’ultimo periodo, ne aveva fiaccato il fisico, ma non lo spirito,  si è spento il giorno 26 aprile u.s., assistito dai suoi famigliari nella casa di Göteborg (Svezia), il professore Francesco Petroselli, noto studioso dei dialetti della Tuscia e dell’Italia mediana.  Nato a Viterbo il 12 agosto del 1932  si era trasferito alla fine degli anni ‘50 del secolo scorso in Svezia, dove decise di stabilirsi definitivamente, acquisendone la cittadinanza e formandosi una famiglia.  Sempre a Göteborg iniziò la sua carriera accademica, ricoprendo fin dal 1966 l’incarico prima di lettore e poi di docente di Lingua e Letteratura  Italiana presso l’Università cittadina.  All’insegnamento che svolgeva corsi annuali accompagnò fin da subito un’intensa attività di ricerca con indagini e studi sulle parlate dialettali della Tuscia, con lunghe permanenze estive in Italia per la raccolta di materiali e per i continui sopralluoghi in tutti i paesi della provincia , dove riuscì a creare una fitta rete di informatori e di collaboratori. Allo scopo di formare una équipe di studiosi  che nell’area si occupasse con un approccio multidisciplinare di studi di antropologia e di dialettologia, fu tra i fondatori nei primi anni ‘70 del Gruppo Interdisciplinare per lo Studio della Culturale Tradizionale dell’Alto Lazio. È grazie al suo indefesso lavoro, attuato con metodi moderni e con una mentalità innovativa, a diretto contatto con le comunità locali oggetto di studio, che videro la luce i primi consistenti lavori scientifici sulla realtà linguistica di questo territorio del Lazio, che rappresentava una zona grigia, fino a quel momento non adeguatamente indagata. Frutto di questo suo  impegno fu il contributo che nel 1974 egli dedicò ad una delle colture agricole più importanti del Viterbese,  pubblicato negli Acta Universitatis Gothoburgensis con il titolo  La vite. Il lessico del vignaiolo nelle parlate della Tuscia viterbese, cui seguì a distanza di nove anni, sempre nella stessa collana universitaria, un secondo volume dedicato in particolare al ciclo colturale della vite. Già in questa prima opera Petroselli individuava sul piano linguistico nella Tuscia alcune ben distinte subaree.  Di pari passo diede impulso agli studi di etnolinguistica e di folklore, con particolare attenzione ai “blasoni popolari”, studiati nelle loro strutture formali, nella dinamica e nei meccanismi che li generano e ne favoriscono la diffusione. Ad essi dedicò altri due preziosi lavori corredati di saggi introduttivi che restano di riferimento fondamentale per chi voglia studiare questi prodotti formalizzati.  Notevole è anche l’apporto teorico che egli diede alla istituzione del Museo delle Tradizioni Popolari di Canepina, con la sua insistenza a non trascurare il rapporto tra “parole e cose” e a curare l’aspetto della fruizione culturale. Né si può trascurare la portata delle energie fisiche ed intellettuali profuse per realizzare la raccolta dei Proverbi e detti proverbiali della Tuscia Viterbese (Viterbo 2001), che costituisce un corpus di oltre 6.800 testi paremiologici. Testimonianza non ultima della sua instancabile attività di ricercatore, che segna il suo lascito di cultura e d’amore per la terra di Tuscia, è l’edizione  di una collana di Vocabolari dialettali che egli ha diretto e ha coordinato, curandone personalmente alcuni. La figura del professor Francesco Petroselli, uomo ed intellettuale che per la sua natura schiva rifuggiva dalla notorietà e dai riconoscimenti ufficiali, rappresenta un modello di studioso impegnato  e coerente, per il quale i prodotti delle classi popolari meritano la stessa dignità e la stessa attenzione di quelli delle élites culturali.  

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