di MARIA ANTONIETTA GERMANO –
VITERBO – “Pratico l’avventura di restare, per consumare i miei giorni. Credo in questa consapevolezza, è facile da dire ma non è facile da fare. Rispettare se stessi. Vedo amici non si interrogano e non si guardano. Io credo nell’esistenza degli altri, credo negli altri che mi stanno guardando e si aspettano da me qualcosa. Non credo nelle colpe e nei rimorsi, che sono di quelli non fanno quello che devono fare”, sono le parole che sintetizzano il libero pensiero del grande poeta Elio Pecora ospitato ieri, 8 febbraio, presso la Biblioteca Consorziale di Viterbo.
Il ciclo di incontri “Elogio della poesia” (18 gennaio-30 marzo 2017) scaturito da un progetto di Elvira Federici quale omaggio alla memoria del grande poeta Valentino Zeichen, sta andando alla grande. La Sala conferenze Cardarelli è sempre strapiena, posti in piedi. Tutti ascoltano in riverente silenzio, qualche volta interrotto da domande o curiosità sul vero significato della poesia.
La conduttrice Elvira Federici, in occasione dello speciale incontro di ieri, vuole sapere dall’illustre ospite di tutto e di più e gli rivolge una raffica di domande alle quali non basta un pomeriggio per avere tutte le risposte, tanto c’è da dire e scoprire sul grande poeta Elio Pecora. Che non si fa pregare.
Con l’ironia che lo contraddistingue, Elio Pecora si toglie gli occhiali, guarda i presenti che lo seguono con interesse e consegna loro la sua esperienza, svelando il segreto del suo fecondo lavoro: “sono curioso, mi appassiono alle cose e mi entusiasmo”. Elogia la poesia, nella quale c’è ritmo e musica in ogni parola. Parla della sua infanzia vissuta drammaticamente in tempo di guerra, ricorda i genitori e il suo pellegrinare da una città all’altra, delle poesie mandate a memoria durante la scuola, poi la scoperta della lettura e l’amore incondizionato per Giacomo Leopardi, di cui voleva avere anche il suo fisico deformato. Ama la poesia di Leopardi, straordinaria chiarezza e onda sonora, con la quale esprime l’intera vita e la morte. Ama immensamente i poeti latini e greci, poco quelli contemporanei.
Elio Pecora ha letto molto. Di tutto. Molto disordinariamente. Lettura libera e senza insegnamenti passando da un capolavoro a un romanzo, e imparando molte poesie a memoria e leggendo, ha cominciato a scrivere poesie sulla natura. Le foglie, il vento, le stagioni. La poesia porta a galla educazione e sentimenti. I poeti fanno i poeti perché sognano l’assoluto. E ancora, e ancora.
Inutile dire che la lezione magistrale ha riscosso un immane successo.