VITERBO- La sezione “Pasquale Picone” della Società Filosofica Italiana (S.F.I) di Viterbo invita a un dibattito su “Emozioni”, emergenza quotidiana che interessa tutti. Se ne parlerà insieme a
Ulisse Mariani e Rosanna Schiralli, psicologi e psicoterapeuti. L’incontro, aperto a tutti, si terrà giovedì 21 novembre alle ore 16,00 a Viterbo, in via Cavour 67, nella sala delle Conferenze del Museo della Ceramica della Tuscia gentilmente concessa dalla Fondazione Carivit. Sull’educazione dei figli non si smetterà mai di dibattere; sono tante le variabili in gioco e le pratiche educative risentono molto dei cambiamenti sociali e culturali. Occorre spesso riformulare gli interventi, aggiornarsi e soprattutto tenere conto che, in questo settore, ricerche e studi scientifici aprono sempre nuovi orizzonti. Siamo poi in un periodo altamente cangiante e dai ritmi molto veloci: quello che andava bene dieci o venti anni fa potrebbe non essere più utile.
Si avverte pertanto un graduale scollamento tra quanto andrebbe fatto con i figli, piccoli o grandi che siano, e quanto si sta facendo, perdurando in un immobilismo di fondo con l’aspettativa che qualcosa dovrà pur accadere: una sorta di pensiero magico che induce quote crescenti di genitori a credere che qualcosa di sicuro accadrà, che i propri figli ce la faranno comunque, che in fondo loro stanno facendo il possibile, che nulla di grave potrà mai succedere.
Eppure è evidente a tutti il piano inclinato su cui bambini, giovani e giovanissimi stanno scivolando. Ecco alcuni elementi, sia pur da contestualizzare e analizzare con attenzione, su cui riflettere:
• l’aumento esponenziale e incredibile degli insegnanti di sostegno nelle scuole (in venti anni sono passati dall’8% al 21% sul totale degli insegnanti, malgrado la riduzione degli studenti);
• l’aumento di diagnosi e certificazioni per disturbi speciali dell’apprendimento e altre difficoltà (tre volte superiore a quelle di solo qualche anno fa);
• la diminuzione media del quoziente intellettivo (Q.I.) nella popolazione europea di ben 9 punti dal 2000 ad oggi;
• l’abuso devastante di sostanze stupefacenti e bevande alcoliche tra giovani e giovanissimi (l’età media della prima assunzione è ormai bassissima);
• la dilagante dipendenza dai prodotti digitali (anche in Italia è ormai diffuso il fenomeno degli Hikikomori, ragazzi che non escono più dalla propria stanza e costantemente collegati con i propri device);
• la depressione e il ritiro sociale in quote crescenti di giovani e perfino di bambini;
• la dispersione e l’abbandono scolastico (in Italia siamo messi molto male);
• il fenomeno del cyberbullismo, del bullismo e di altre forme di violenza in netta crescita.
Un solo fattore lega questi fenomeni: il fallimento del progetto educativo e la solitudine delle nuove generazioni, una solitudine provocata appunto dalla mancanza di adulti in grado di connettersi prima ed affascinare poi i figli, gli alunni, i bambini, i ragazzi.
Cosa è accaduto?
Cosa sta succedendo ai genitori di oggi?
La formidabile contrazione del tempo tipica della nostra cultura sta spegnendo il bisogno dello stare insieme e sta attenuando, a poco a poco, il desiderio di condividere emozioni e stati d’animo anche all’interno del nucleo familiare.
Improvvisamente, nell’affannata corsa quotidiana al benessere e alla realizzazione, ci siamo ritrovati tutti un po’ più soli, un po’ più fragili, un po’ più disorientati, all’interno di uno spread sociale e psicologico ormai insostenibile tra quanto dovremmo e vorremmo essere e quanto siamo diventati.
L’educazione in realtà non è altro che un processo dinamico e interattivo di accompagnamento del bambino dalla pulsione all’azione più adattiva, passando attraverso il filtro delle emozioni. Pulsione, emozione, azione: questa la strada da percorrere per promuovere un sano sviluppo della personalità.
Purtroppo negli ultimi decenni si è persa la competenza di educare ed insegnare le emozioni, permettendo alle pulsioni di trasformarsi in agiti spesso disfunzionali in quanto tendenti al tutto e subito.
Occorre dunque educare alla migliore gestione delle emozioni per allenare la più importante competenza che possiede l’Homo Sapiens: l’empatia.