Energia: Confesercenti, caro bollette mette a rischio 90mila imprese, con la situazione attuale aumenti fino al 140% per i prossimi 12 mesi

Se nel 2020 e 2021 un bar spendeva in media 6.700 € per le bollette di luce e gas, nei prossimi dodici mesi, ipotizzando che gli aumenti attuali restino costanti, lo stesso bar spenderà 14.740 €. Un aumento del 120 % e un’incidenza sui ricavi aziendali che passa dal 4,9 % al 10,7 %.
Così Confesercenti in una nota.
Allo stesso modo, secondo le stime di Confesercenti, elaborate su dati Innova, Unioncamere e Agenzia Entrate, un albergo medio vedrà lievitare la spesa per la bolletta energetica da 45.000 € a 108.000 € (+140 % con un’incidenza di oltre 25 punti percentuali sui ricavi). Un esercizio di vicinato da 1.900 € a 3.420 € (+80 %), un ristorante da 13.500 € a 29.700 € (+120 %).
“Il caro bollette – spiega la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise – sta diventando una variabile incontrollabile per tantissime imprese, un virus che distrugge bilanci e redditività. E questo nonostante gli interventi di sostegno fin qui adottati dal governo, che scadranno fra settembre ed ottobre. In autunno si rischia il collasso. Le bollette riducono inoltre drasticamente i budget famigliari con un conseguente crollo dei consumi”.
Per le imprese, stima ancora Confesercenti, è chiaramente impossibile gestire aumenti di costi così rilevanti, cui si aggiungono anche quelli delle materie prime alimentari, traslando sui prezzi di vendita gli interi importi. Il rischio è che il 10% delle imprese esca dal mercato, ovvero circa 90mila imprese per un totale di 250mila posti di lavoro.
“Occorre intervenire in maniera urgente e decisa per evitare il collasso. È necessario in prima istanza estendere anche alle piccole imprese il credito d’imposta per l’energia elettrica (imprese con potenza < di 16,5 kwh), aumentare le percentuali di credito d’imposta almeno fino al doppio (da 15 a 30 e da 25 a 50 per il gas) e prorogare gli interventi almeno fino al 31 dicembre 2022. Al tempo stesso, bisogna mettere in campo interventi paralleli più significativi, di medio periodo ma realizzabili in tempi relativamente brevi, per la diversificazione delle fonti e favorire con un bonus al 110% gli investimenti di chi può rendersi autonomo attraverso la produzione di energia pulita”, conclude la presidente di Confesercenti.

All’indagine delle stime della Confesercenti fa eco Vincenzo Peparello presidente Confesercenti Viterbo e responsabile Area Turismo Regionale.

“In questi giorni, con l’arrivo delle bollette di luglio, molti dei nostri associati, ma anche non associati, hanno chiamato la nostra organizzazione per chiederci chiarimenti circa delle bollette con cifre da capogiro. Agli aumenti che vengono ufficializzati del 27% / 37%, assistiamo invece a rincari duplicati o addirittura triplicati. Addirittura assistiamo, rispetto alle bollette dello stesso mese dell’anno precedente, di aumenti anche del 300 % e del 400 %. Abbiamo già ricevuto delle bollette, soprattutto da aziende nel settore turistico ricettivo più energivore, con rincari più evidenti. Per esempio: una bolletta che nel luglio 2021 era di 16.700 Euro, a luglio 2022 è passata a 75mila euro. In questo caso assistiamo ad un aumento del 300 % / 400 per cento.
Abbiamo rincari che riteniamo anomali e ingiustificati. Anche nel passato è successo di ricevere queste bollette impazzite. C’è molta preoccupazione, basti pensare ai segnali provenienti da varie zone della nostra provincia in cui le imprese non riescono più a sostenere questi costi e si avviano alla chiusura definitiva poiché i costi di gestione aumentano e i fatturati diminuiscono. Precedentemente l’incidenza dei costi di gestione era attestata al 4% o del 5%; attualmente è passata invece al 10%. In alcuni casi gli utili vengono anche azzerati poiché i fatturati calano”.
Il settore del Turismo quanto può risentire l’influsso negativo di questo tipo di difficoltà?
“Rapportandoci al settore turistico e dei pubblici esercizi possiamo costatare che le imprese hanno molto consumo energetico e non possono alleggerire il carico facendo dei risparmi mediante orari a fascia o chiusure. Le aziende più energivore non possono mettere in campo strategie di orari e non possono certamente spegnere le attrezzature come i frigoriferi, i forni, l’aria condizionata, il riscaldamento. Le attrezzature debbono funzionare. Bisogna sottolineare che, comunque, in questo periodo, i fatturati sono diminuiti, al di là di una maggiore presenza registrata quest’anno con più arrivi poiché abbiamo perso una giornata e mezza di permanenza. Inoltre, dati i rincari, le persone tendono a risparmiare. Crediamo che il credito d’imposta vada esteso alle piccole e medie imprese ma anche a quelle imprese non energivore che comunque portano sempre una incidenza ed un potere d’acquisto delle famiglie. La preoccupazione è molto forte. Da sottolineare che le imprese in questo momento, a fronte di tali rincari, non decidono di aumentare il costo dei loro servizi perché perderebbero gli avventori e la clientela che è l’anima dell’azienda e ciò comporterebbe la chiusura”.

Quali sono le linee difensive che la Confesercenti Viterbo intende perseguire?
“Innanzitutto invitiamo le imprese a segnalarci queste anomalie dovute ai rincari e di farci pervenire una copia delle bollette poiché sono aumenti che non si giustificano e che sono ormai fuori controllo. Da parte nostra, cercheremo di aiutare le imprese con la nostra consulenza attraverso queste segnalazioni e confrontandoci con le varie compagnie”.

Quale potrebbe essere la ricetta per contrastare questo fenomeno?
“Se a questa situazione non viene fornita una risoluzione immediata e certa rischiamo di vanificare la ripresa a cui avevamo assistito negli ultimi mesi. Soprattutto in vista di questa ripresa e ripartenza le nostre imprese non sono più competitive rispetto ai paesi concorrenti poiché i costi di gestione sono due o tre volte superiori.
La preoccupazione forte è che assistiamo a delle situazioni drastiche di chiusura, soprattutto nelle province, anche come la nostra. Infatti ci arrivano segnali un po’ da tutto il territorio con il rischio di qualche centinaia o migliaia di chiusure poiché le imprese non riescono a sostenere i costi. Si tratta di un rischio reale.
Se prima le chiusure erano state imposte (dalla pandemia) e se c’è stata una resilienza, oggi le imprese, che fino ad ora hanno resistito, chiudono e non riaprono e, per ogni azienda che chiude, significa ritrovare famiglie senza lavoro, aumento della disoccupazione ed impoverimento del territorio poiché le imprese non generano più fatturati e quindi valore aggiunto.
Da non trascurare l’impatto sulle famiglie di qualche migliaio di euro a nucleo familiare che poi – come abbiamo detto – si ripercuote sui consumi. Non trascuriamo poi il problema dell’inflazione che non è del 7% ma che, percepito, risulta più del 15%. Di conseguenza le famiglie non hanno più la capacità di spesa di prima e quindi risulta un minore consumo e una minore produzione che portano ad un aumento della disoccupazione.
Oggi siamo di fronte ad una crisi più forte di quella che abbiamo avuto precedentemente dal 2006/2007 e che non era ancora esaurita. La crisi attuale è superiore a quella della pandemia. Questa è una crisi strutturale. Servono soprattutto interventi chiari, robusti e certi. Ad una crisi eccezionale si risponde con un misure eccezionali. Per le malattie gravi bisogna intervenire con cure adeguate e tempestive. Diminuire ad ottobre di qualche punto i costi di gestione non porta a nulla. Devono essere messi in campo strumenti e provvedimenti per una politica energetica seria a livello europeo. Auspichiamo che con l’insediamento del nuovo Governo verranno date risposte certe sulla politica energetica a livello internazionale ed europeo.
Per concludere, voglio ribadire che le crisi precedenti erano più marginali e molte aziende uscivano dal mercato: ora il rischio è che escano dal mercato anche aziende più strutturate quindi la preoccupazione è maggiore”.

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