Epatite C: importanza di prevenzione e screening. Oggi guarire è possibile

Roma – Eradicare il virus HCV entro il 2030. Questa è una delle sfide lanciate dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) secondo cui a livello mondiale sono oltre 58 milioni i positivi, con circa 1,5 milioni di nuovi contagi ogni anno. In Italia si stima che ci siano oltre 300.000 pazienti da trattare, di cui più di 200.000 non ancora diagnosticati2. Su questi numeri ma soprattutto su quelli “sommersi” e sulle terapie disponibili si focalizza “Mind the GaPs in PWIDs. The shortest Route to Treat”, iniziativa itinerante promossa da AbbVie, partita ieri da Roma, con prossimi appuntamenti a Torino e Lecce. Tre incontri che hanno come principale obiettivo quello di sensibilizzare gli epatologi circa la diagnosi, la gestione e il trattamento del paziente con Epatite C.

Nell’identificazione dei pazienti per l’eradicazione di questa patologia, l’Italia ha oggi la grande opportunità del programma nazionale di screening gratuito a disposizione delle Regioni. Stanziato fino a Dicembre 2023, è rivolto a 3 categorie di popolazione: i nati nelle fasce d’età 1969-1989, le persone seguite dai Servizi Pubblici per le Dipendenze (SerD) e le persone detenute in carcere.

“Se una persona non rientra nelle tre categorie che hanno accesso gratuito allo screening ma ha il dubbio di essere stata esposta ad un potenziale contagio, per prima cosa deve eseguire il test per la ricerca degli anticorpi HCV – afferma Leonardo Baiocchi, Professore Associato di Gastroenterologia Università Tor Vergata di Roma, Dirigente Responsabile f.f. Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia Policlinico  Università di Tor Vergata – per il quale sono necessari una ricetta rilasciata dal medico di famiglia e un prelievo di sangue. Se il test è positivo, il consiglio è quello di rivolgersi subito ad un centro di malattie infettive o esperto in malattie del fegato per una tempestiva valutazione clinica, cui seguirà il trattamento antivirale. Le attuali terapie antivirali ad azione diretta sono accessibili a tutti. La loro azione consiste nel bloccare la replicazione del virus HCV che non si moltiplica più. Nel caso del trattamento con glecaprevir/pibrentasvir l’eliminazione del virus si ottiene in 8 settimane, con un’efficacia in oltre il 95% dei casi3. Si tratta di un’opzione terapeutica che ha cambiato radicalmente la storia della malattia con un impatto importante sulla qualità di vita dei pazienti consentendo di ridurre le cirrosi, il tumore del fegato e persino, in certi casi, evitare il trapianto di fegato; un avanzamento scientifico davvero significativo per un Paese come il nostro con un’endemia per epatite C tra le più alte al mondo”.

L’Italia ha il primato in Europa per numero di soggetti positivi all’Epatite C e di mortalità per tumore primitivo del fegato correlato al virus e detiene una grande numerosità di pazienti affetti dalla malattia ignari della propria condizione. Il bacino di pazienti a più alta prevalenza è rappresentato dai consumatori di sostanze stupefacenti (PWID – People Who Inject Drugs). Il virus si trasmette attraverso il contatto diretto con sangue infetto, per cui i principali fattori di rischio sono: lo scambio di siringhe usate, le trasfusioni di sangue non controllate e non testate, le strumentazioni mediche e chirurgiche (cure dentali, tatuaggi, piercing) non adeguatamente sterilizzate, condotte sessuali a rischio e non protette e trasmissione da madre infetta a figlio durante il parto.

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