VITERBO – L’unico Vangelo che parla dei Magi è quello di Matteo, molto scarno nel fornire i particolari di questi misteriosi personaggi provenienti “da oriente”, guidati dalla luce di una stella che li condurrà a quel Bambino meta del loro viaggio.
Eppure nelle rappresentazioni artistiche dell’adorazione dei Magi a Gesù Bambino e nei presepi le loro figure sono ben caratterizzate e ricche di quei dettagli che li rendono inconfondibili. Questo grazie ai Vangeli Apocrifi e alla fantasia popolare che innanzitutto ne hanno decretato il numero di tre (non specificato nel Vangelo) basandosi sul numero dei doni che offrono al Bambino (oro, incenso e mirra). Inoltre viene attribuito loro il titolo di “re” (i tre santi re Magi) e tali appaiono nelle loro vesti sontuose.
Più tardi, sulla base di una leggenda armena, ricevono anche i nomi: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e rappresentati ognuno di una razza diversa per indicare come tutti i popoli della terra riconoscono in Gesù il Salvatore.
La creatività popolare si spinge anche a rappresentarli di differenti età, che vorrebbe simboleggiare le diverse età dell’uomo: la giovinezza, la maturità e la vecchiaia. Spesso il più anziano dei tre viene rappresentato inginocchiato davanti al Bambino mentre gli bacia il piede o la mano.
Un’ultima osservazione: il primo a rappresentare la cometa al posto di una comune stella fu Giotto in uno dei suoi affreschi nella cappella degli Scrovegni a Padova. Evidentemente era stato impressionato dal passaggio della cometa di Halley che aveva potuto ammirare attraversare i cieli con la sua imponente coda luminosa nel 1303.
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