Essere umani e cinghiali

di MARCO ZAPPA –

VITERBO – Ultimamente spopola localmente la discussione sui cinghiali, su come arginare il fenomeno di questi animali certamente non domestici, imprevedibili e diciamolo pure spaventosi per mole e per aspetto (ma a qualche animalista piaceranno pure esteticamente…de gustibus).
La politica come sempre fa il suo corso, quello che sa fare meglio, cioè niente e intanto queste bestie continuano a far danni e se non si è convinti di questo si interpelli chi vive di coltivazioni e si condivida veramente il loro problema.
Altro che sogni, quelli che fanno coloro che auspicano un mondo panteistico dove animali e uomini convivono in una grotta andando d’amore e d’accordo.
Se oggi ho facoltà di scrivere è probabilmente grazie all’ennesimo miracolo donatomi dal mio angelo custode…mi spiego meglio.
Venerdì scorso mentre pedalavo in mountain bike verso poggio Nibbio un cinghiale grande come uno scooter, scappando all’impazzata dalla macchia ha traversato la strada appena dieci metri davanti a me con velocità pazzesca: un vero proiettile di carne e muscoli.
Se l’avesse fatto con un ritardo di soli due secondi mi avrebbe travolto in pieno procurandomi chissà quali lesioni, per il piacere di alcuni e il dispiacere di altri.
E allora si sarebbero sprecati titoli di giornali, inchieste televisive, indignazione cittadina e la politica forse si sarebbe messa in moto, sfruttando l’onda popolare per tirare fuori l’unico provvedimento sensato e cioè l’abbattimento di parecchi esemplari.
Ma soprattutto per qualche tempo anche il più ottuso degli animalisti davanti ad un fatto così grave, per tacere avrebbe messo la “museruola” (così da condividere la condizione dei suoi amici).
Ma in fondo in Italia funziona così, come si dice in gergo popolare: “fino a quando non ci scappa il morto nessuno fa nulla”.
Quello che mi chiedo è: quanto vale la vita di un essere umano?
Personalmente non lo so.
Credo che quella di Silvia Romano sia costata, e molto pure, tradotta in riscatto ovviamente.
Dunque scusate la presunzione ma se tanto mi dà tanto e considero il curriculum artistico e i trent’anni di insegnamento universitario che mi fregio di avere, ritengo che la mia valga più di venti cinghiali.
O no?
E allora chissenefrega se venti, cinquanta o cento di quei bestioni vengono abbattuti se questo può servire a una maggiore sicurezza e a salvare l’economia di chi campa sulle coltivazioni e a fine mese deve pur arrivarci.
Quindi basta chiacchiere, chi deve agire lo faccia e presto: svegliatevi prima che accada qualcosa di irreparabile.

 

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