Eugenio Montale e il male di vivere

Eugenio Montale con il suo male di vivere infrange le barriere della soggettività poetica approdando così ad un arido realismo; in tal senso egli mette in relazione il proprio io con la realtà contingente ricavandone un’immagine deformata poiché le motivazioni personali risultano inefficaci per connotare positivamente una società che non sa guardare al futuro se non perdendo il proprio vissuto interiore. I sensi proiettano il poeta verso una dimensione nuova dove le esperienze personali annullano il fluire del tempo in modo che egli possa tentare, seppur invano, di sbrogliare quel filo che conduce alla verità come il poeta afferma nei Limoni. Ma quale verità? Anche con l’io proteso verso una dimensione atemporale la verità rimane per il poeta un proposito irraggiungibile; ciò comporta una rinuncia alla rievocazione del passato come soluzione ai propri problemi. In altre parole neanche la scissione dell’io permette a Montale di cercare le cause del malessere della società come era accaduto con Svevo e Pirandello: qui i rapporti sociali non spiegano nulla, anzi contribuiscono a creare in noi non solo il dubbio amletico, ma anche quello metodico poiché l’uomo non sa come procedere per spiegarsi la propria estraneità al mondo. Perciò il poeta ricorre ad una tecnica analoga a quella del correlato oggettivo di Eliot: i sentimenti sono sostituiti dagli oggetti che, a livello simbolico, creano una sorta di verità provvisoria che serve al poeta per comunicare le proprie esperienze al lettore. Verità provvisoria che denota un sentimento nascosto che il poeta può così facilmente dissimulare dopo averlo comunicato al lettore in modo che questi ne possa comprendere l’essenza messa istintivamente in relazione alla insensatezza della vita. La coscienza del poeta rimane quindi intatta in un fluire di sensazioni che denotano il disordine contingente; ciò spinge Montale all’ennesimo tentativo di comunicare con la società facendolo così arrivare ad un abbassamento del proprio tono poetico ovvero il poeta non tenta più di presentare se stesso agli altri, ma si rassegna alla spersonalizzazione derivante dal messaggio che danno di lui i mass media. Bisogna comunque dire che detta spersonalizzazione non annulla in Montale il proposito di rendere la società massificata consapevole dei sentimenti che albergano in ognuno di noi.

Biagio Lauritano

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