CANINO (Viterbo)- Riceviamo da Antonio Menghini, Senior Geophysicist e pubblichiamo: “L’evento sismico che stamattina ha interessato il territorio di Canino, impone alcune importanti riflessioni, visto che l’epicentro dello stesso è stato localizzato dall’INGV all’interno di una delle aree classificate come idonee ad ospitare il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi. Si tratta precisamente della VT-34 (Figura 1).
Figura 1: Il segnaposto giallo indica l’epicentro del terremoto. Le aree contornate di rosso indicano l’estensione delle aree idonee ad ospitare il Deposito Nazionale.
Iniziamo subito col dire che la magnitudo del terremoto, pari a 3.0 della scala Richter (IV grado della scala MCS) e con una profondità di circa 9 Km, non ha causato danni alle abitazioni ed in genere ad infrastrutture antropiche. Ciò non toglie che un evento del genere indurrebbe a riconsiderare la sismicità locale. Prova ne è il fatto che l’INGV mostra come, dal 1985 (da quando praticamente la Rete Sismica Nazionale ha iniziato a registrare dati) ad oggi, non si erano verificati in zona altri eventi con una magnitudo simile o maggiore.
Se comunque allarghiamo la ricerca (Figura 2) a partire dall’anno 1000, oltre il quale non disponiamo di dati statisticamente attendibili, risulta evidente che il terremoto odierno è stato preceduto in passato da eventi con magnitudo simili (minori di 5).
Figura 2: La stella indicata l’epicentro del terremoto odierno. I quadratini quelli degli eventi verificatisi dal 1000 con magnitudo variabile (Fonte: INGV).
Quindi possiamo senz’altro affermare che questo evento non rappresenta un’anomalia, confermando invece che l’area Caninese sia soggetta ad una certa pericolosità sismica. Il punto fondamentale è però costituito dalle caratteristiche del Deposito che è classificabile come opera di importanza strategica di IV classe. Per questo tipo di opere va considerato un periodo di riferimento (in pratica la vita nominale della stessa, moltiplicata per un coefficiente che tiene conto della classe d’uso) di centinaia di anni: i 300 anni necessari per avere il decadimento delle scorie a bassa radioattività, può essere sicuramente assunto come valore minimo. Se poi volessimo considerare anche il rischio, tutt’altro che remoto, che il Deposito ospiterà per tempi indefiniti anche i rifiuti ad alta radioattività, dovremmo tener conto di periodi di riferimento millenari.
Sempre l’INGV consente al progettista di stimare la magnitudo di un eventuale sisma, tenendo conto di questi fattori penalizzanti: più allunghiamo il periodo di riferimento e più alta sarà la probabilità che un terremoto raggiunga magnitudo elevate. Nel nostro caso, ipotizzando tempi di ritorno molto lunghi, è possibile attendersi anche magnitudo nell’ordine di 6 (si tenga conto che il terremoto de L’Aquila raggiunse una magnitudo di 6.3), ovviamente con una probabilità molto bassa che l’evento si verifichi (tra 5 e 7 %); ciò non toglie che non avremmo comunque condizioni di rischio nullo. Per inciso in Italia abbiamo tantissime altre zone dove, per gli stessi tempi di ritorno, possiamo aspettarci eventi sismici di gran lunga minori, se non del tutto assenti.
Si sottolinea che questo aspetto inerente il rischio sismico è solo uno dei motivi per i quali il Comitato no scorie di Canino è contro la selezione dei siti idonei: ci sono infatti anche motivazioni di carattere idrogeologico, sanitario ed economico che rendono inaccettabile la proposta avanzata da Sogin e dai Ministeri competenti”.