Ferento: aperture tutto il giorno ponti 25 aprile e 1 maggio

Ferento (VT) – L’area archeologica dell’antica città di Ferento ( raggiungibile da Viterbo percorrendo  7 km della strada Teverina) , sarà visitabile per le intere giornate (dalle 10,30 alle 18,30 – Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura) a partire da domani sabato 22 aprile per l’intero ponte del 25 aprile (solo pomeriggio il 26/27/28) e per il lungo week end da sabato 29 aprile a lunedì 1° maggio.

L’accoglienza  dei visitatori sarà, come sempre, a cura dei volontari di Archeotuscia grazie ai quali sarà possibile vedere da vicino i resti   della città completamente distrutta dai viterbesi nel 1172. Oltre ad un lungo tratto di strada recentemente asfaltato dalla Provincia che rende più agevole il transito degli automezzi, nell’area archeologica  la Soprintendenza ha dato inizio ai lavori di restauro dei resti delle antiche terme riportati alla luce durante gli scavi effettuati nel secolo scorso. L’intervento da parte di professionisti e tecnici riguarda in particolare i mosaici.

Quattro pannelli illustrativi apposti a cura di Archeotuscia accanto ai luoghi più significativi nell’area archeologica dell’antica città  forniscono ai visitatori i dettagli, l’origine dei singoli monumenti.

   La lunga storia dell’antica città di Ferento, prima etrusca, quindi romana, bizantina e medievale ebbe fine nel 1172: i viterbesi, dopo una serie di scontri, la espugnarono e distrussero.  Recenti rilievi effettuati da archeologi con GPR dei quali ancora non sono noti i risultati permetteranno di conoscere in maniera più approfondita tutta l’area riguardante l’antica città che nel 1° secolo dopo Cristo era estesa su trenta ettari. Ferento è ricordata dagli storici per avere dato i natali agli antenati dell’imperatore Marco Salvio Otone, che fu imperatore romano per pochi mesi nel 69 d.C., e a Flavia Domitilla maggiore, seconda moglie dell’imperatore Vespasiano, madre di  Tito e Domiziano, anch’essi imperatori della famiglia Flavia.

Gran parte dei reperti ritrovati durante gli scavi si trovano presso il Museo nazionale archeologico della Rocca Albonoz di Viterbo.

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