Ferento, area archeologica aperta durante il ponte di Ognissanti

VTERBO – L’area archeologica dell’antica città di Ferento (a 7 km di Viterbo – strada Teverina), sarà accessibile durante l’intero “ponte” di Ognissanti tutti i giorni da oggi fino a martedì 1 novembre dalle 10,30 al tramonto. L’iniziativa è dell’associazione culturale Archeotuscia di Viterbo in collaborazione con e la Soprintendenza archeologica – Ministero per i Beni culturali.  Grazie al costante impegno dei volontari di Archeotuscia è possibile visitare i resti dell’antica città. I quattro pannelli illustrativi apposti  dall’associazione Archeotuscia onlus con il supporto della Fondazione Carivit accanto ai luoghi più significativi nell’area archeologica consentono ai visitatori di conoscere nei dettagli l’origine e la storia i singoli monumenti. I pannelli contengono notizie in italiano ed inglese sull’antico teatro romano, le terme, il decumano (che coincideva con l’antica strada Ferientensis) e le taberne, la domus (dimora romana composta da 21 stanze).

  La soria della città di Ferento affonda le radici all’epoca etrusca. Nel IV secolo a. C. cominciò la “romanizzazione” che la trasformanoro in una città con pregevoli monumeti tanto da essere definita “civitas splendidissima”. Decaduta dopo la fine dell’impero romano, risorse e fu sede di diocesi. Nel 740 il re dei Longobardi, Liutprando, lasciata Ferento, giunse in Valnerina. Colonizzò i territori disabitati circondati da malsane paludi, fondando il nuovo paese che venne chiamato Ferentillo (dal latino “Ferentum illi” ovvero “quelli di Ferento”) in ricordo della patria abbandonata. Nel 1172, i viterbesi, dopo una serie di scontri e dopo aver subito un saccheggio da parte dei ferentani, la espugnarono e distrussero.  Oggi, dei trenta ettari sui quali si estendeva l’antica città di Ferento, è possibile visitare, una parziale, ma significativa area. Ferento ha dato i natali agli antenati dell’imperatore Marco Salvio Otone, marito delle più nota Poppea,  che gestì il potere per pochi mesi nel 69 d.C., e a Flavia Domitilla maggiore, seconda moglie dell’imperatore Vespasiano, madre di  Tito e Domiziano, anch’essi imperatori della famiglia Flavia.

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