Ferento, in scena “Celeste, storia della Pantera nera, delatrice degli ebrei del ghetto di Roma”

FERENTO (Viterbo) – Mercoledì 27 luglio (ore 19.30) nell’area antiche terme, per “Tramonti a Ferento”, andrà in scena lo spettacolo “Celeste”, testo e regia Fabio Pisano, con Francesca Borriero, Roberto Ingenito, Claudio Boschi, costumi di Rosario Martone, suggestioni sonore live di Francesco Santagata. La storia che verrà rappresentata dalla compagnia Liberaimago riguarda Celeste Di Porto, nata a Roma, nel 1925, nel ghetto ebraico.
Non si sa molto di lei, ma alle cronache, su qualche articolo di giornale, qualche ancor non troppo logora memoria tira fuori questa vecchia, impolverata ma spietata storia. La storia della “pantera nera”, come era chiamata. La vicenda di quella bellissima e fatale ragazzina di diciotto anni che, dopo il rastrellamento del ghetto romano a opera dei tedeschi guidati da Kappler, decide di diventare una delatrice. Di vendere gli ebrei. I suoi correligionari. Inizia così un vero e proprio periodo buio per gli ebrei del ghetto; coloro che venivano “salutati” con un cenno della mano da colei che era riconosciuta come una delle più belle ragazze di Roma, non avevano scampo. Per ogni “capo”, lei guadagnava cinquemila lire. E non importa se a finire nelle mani delle camicie nere fossero donne, bambini o uomini. No. La “pantera nera” era indifferente al genere, alle età. Solo la sua famiglia doveva essere risparmiata. Ma il padre non riuscì a portare questo enorme peso sulla coscienza, e si consegnò alle SS. I fratelli la rinnegarono. Solo la madre continuò a volerle bene.

«La storia di Celeste Di Porto – scrive Fabio Pisano – nell’infinito panorama delle storie legate al periodo nazista, probabilmente rappresenta un “unicum”, una sfaccettatura totalmente differente dai canonici punti di vista da cui si racconta questo triste avvenimento storico. Celeste è una figura rara, una ebrea, una ebrea che nella sua psiche evidentemente subì lo scatto del classico “istinto di sopravvivenza” che la spinse a commettere atti orribili contro la sua gente. Spietata, sì, e questo spettacolo non ha alcuna pretesa di assolverla, ma di narrare. Di raccontare ciò che lei fece, sforzandosi di immaginare anche il perché, o inventarlo. Perché alcune storie non lasciano traccia, se non una scritta nel muro di una cella carceraria. Una scritta incisa con un chiodo. E con tutta la rabbia di chi non sa. L’inconsapevolezza di chi è all’oscuro di tutto. Ebbene, facendo luce in modo coerente, seguendo quindi la voce di un personaggio scomodo ma reale, ci si pone l’obiettivo di un racconto. Di una narrazione che va, esile, ad infilarsi nell’enorme, smisurato, archivio di un periodo storico che verrà ricordato come un periodo malato».

Come di consueto in occasione di “Tramonti a Ferento” lo spettacolo è preceduto, alle 18,30, dalla visita dell’area archeologica dell’antica città a cura di Archeotuscia.

La stagione teatrale di Ferento è organizzata dal Consorzio Teatro Tuscia, con la direzione artistica di Patrizia Natale, con il supporto del Comune di Viterbo, della Fondazione Carivit e dell’ Ance Viterbo.

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