Fervono i preparativi per il Carnevale aquesiano

ACQUAPENDENTE ( Viterbo) – Pandemia in salsa aquesiana alle spalle almeno si spera. Visto che ritorna in grande stile il Carnevale. Pro Loco, Comune di Acquapendente ed Associazioni Commercianti hanno ufficialmente annunciato in tarda mattinata l’Edizione 2023. Due Domeniche (12 e 19 Febbraio) e Martedì 21 con gruppi mascherati, musica e balli non stop, concorso in maschera, 44° sagra della fregnaccia (non annunciata almeno per il momento la presenza di carri da sempre fiore all’occhiello della manifestazione).  Antipasto Sabato 21 Gennaio alle ore 18.00 presso la Biblioteca Comunale. Location in cui dall’archivio storico del Comune prenderà via una mostra. O meglio dire un percorso tra immagini e cartapesta per riscoprire la magia di tutto ciò che c’è stato di storico. Giornata di inaugurazione nella speranza giorno per giorno di notare la presenza sempre più appassionata di visitatori. In attesa della presentazione del programma ufficiale, cresce l’attesa. Le prime notizie storiche di questa sorta di “caleidoscopio di burle” risalgono ai primi del 1.500.  Racconta il notaio Pietro Paolo Biondi che mastro Battista Alberici era “manescalco molto valente… è homo splendido ed inventor di far cose nuove in cose di miracoli e devotioni, et mascherate per carnevale”. Nel XVII ° secolo si eccedeva un po’ troppo. Visto che lo Statuto Comunale cita che “sotto pena di 100 lire si proibisce a ciascuna personale nei giorni di Carnevale di buttare in faccia alla Mascare qualunque lordura, interiori di animali, lordura, terra, e ciascuno possa accusare i delinquenti”. Sul poco allegro e malinconico Charles Dichens. Visto che nel suo “Pictures from Italy” (1884-1885) scriveva che “ad Acquapendente festeggiavano il Carnevale. E la festa consisteva in un uomo vestito e mascherato da donna e in una donna mascherata e vestita da uomo che passeggiavano malinconicamente per le vie del paese, affondando nel fango fino alle caviglie. Con la marcia per banda di Cesare Ruspantini datata 1900 ed i carri “I minatori del Sempione” ed “Il giudizio di Salomone” si muovono timidamente i primi passi. Niente Carnevale durante la Guerra d’Africa. E ritorno 1938. Carro con Belzebù griffato Rodolfo Consoli ed Altiero Squarcia l’anno dopo. Mentre lo stesso Consoli costruendo pupazzi di Mussolini ed Hitler si domandava “Ci siamo innamorati: come finirà ?” Tutti sappiamo come ed il Carnevale ritorna nel 1951.  Ennio Luzzi con la propria personalissima giostra carnevalesca nel 1952. Pausa di otto anni e grande rentreè griffata 1960 con manifesto del Professor Cesare Bertuzzi: la maschera tiene in equilibrio su un dito la torre dell’Orlogione. Carta d’identità nome Saltaripe. Carattere: ama le burle e le Fregnacce, è un allegro fannullone che alza spesso il gomito e allora il “Pulpito del Diavolo”, le “Ripe”, la “Torre dell’Orologio”, e perfino la solenne statua di Girolamo Fabrizio diventano agevoli balconi. Vestito completo con i colori dell’arcobaleno. Come quello che dal 1973 al 1979 indossava il primo e sicuramente indimenticato emule: Sergio Golini.  Luzzi, Creti, Lupi con le proprie follie spagnole targate lo stesso danno vita ad anni ruggentissimi pieni zeppi di ingegnosi artigiani artisti: G.M Levantini, V. Colonnelli, R.Ferretti, V.Belardi, R.Sugaroni, M.Pieri, M.Vinci, D.Dionisi, Graziano Del Francia, Giulio Banella, Andrea Lupi., Roberto Guerrini, Andrea Dondolini, Marcello Ripalvella, Luca Del Segato, Fabio Lupi, Francesco Marroni, Fabio Paggetti, Filippo Pinzi.

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