Ficarra e Picone ricevono il Premio “Pipolo Tuscia Cinema 2017” e invitano a spegnere i telefonini

di MARIA ANTONIETTA GERMANO –

VITERBO – Ieri sera, 13 luglio, grande serata di cinema del Tuscia Film Fest Banca di Viterbo. L’arena di piazza San Lorenzo stracolma di gente come sempre, ha accolto con calore (non solo estivo) i due grandi comici palermitani Salvatore Ficarra e Valentino Picone, giunti a Viterbo per ritirare il Premio Pipolo Tuscia Cinema 2017 assegnato ogni anno a personaggi emergenti del cinema italiano e dedicato alla memoria del regista e sceneggiatore Giuseppe Moccia (in arte Pipolo).

Ficarra e Picone (foto MAG)

Consegna del Premio. Dopo la presentazione di Margherita Vestri e di Enrico Magrelli (direttore artistico del Festival) arriva sul palco il produttore cinematografico Marco Müller che elogia “L’ora Legale” (2017), film sceneggiato e interpretato da Ficarra e Picone, vincitore assoluto nelle classifiche di botteghino, riconoscimento di pubblico ottenuto non solo per la bravura degli attori ma anche per il tema sociale scelto. Subito dopo ecco che arriva in rappresentanza della famiglia, lo scrittore Federico Moccia, figlio del regista viterbese Pipolo. Accanto a Moccia, in questa quattordicesima edizione del Tuscia Film Fest Banca di Viterbo, è chiamato a consegnare l’ambito riconoscimento Andrea De Simone della Confartigianato, partner del Premio Pipolo dal 2012.

Salvatore Ficarra (foto MAG)

I flash dei fotografi, le luci azzurrine dei telefonini e gli applausi annunciano l’entrata in scena dei due super premiati cabarettisti Ficarra e Picone, che a proprio agio sul palco, salutano la folla nascosta dalle luci, ringraziano con le mani impigliate tra i fili dei microfoni che non sanno dove lasciare e felici abbracciano il Premio Pipolo. Un altro, prima delle vacanze estive. La loro raccomandazione?  Spegnete gli apparecchi telefonici e guardatevi il film in santa pace, ci vediamo dopo per le chiacchiere. E cosa fanno? Si siedono nelle prime file tra gli spettatori e condividono con loro le genuine risate.

Federico Moccia e Andrea De Simone (foto MAG)

Il Film – Puntuale come l’ora legale, nel piccolo paese di Pietrammare in Sicilia, tornano le elezioni amministrative. Battaglia tra illegalità e rispetto delle regole. Il sindaco uscente Patanè, padrino del malaffare e del rispetto ottenuto in un paese dove nulla cambia, si ricandidata distribuendo promesse e buste della spesa.  Lo contrasta, per la prima volta, il cinquantenne professore Natoli, assertore della legalità che promette di cambiare tutto. Salvo e Valentino, cognati di Natoli, sono schierati su fronti opposti, e cercano a loro modo, di portare acqua al proprio mulino. Natoli vince. E cambia tutto. Arrivano le multe, le tasse, e la differenziata. Pure il parroco è sotto tiro, gli viene chiesto l’Imu per il suo abusivo bed and breakfast. Apriti cielo. La ribellione, minacce e qualche subdolo imbroglio portano Natoli alle dimissioni. E tutti vissero felici e contenti, come prima.

Valentino Picone (foto MAG)

Al termine della proiezione, si accendono le luci tra gli applausi mentre Ficarra e Picone tornano sul palco tra Marco Müller e Magrelli. E non si risparmiano. Raccontano la loro vita, le esperienze vissute, la difficoltà di parlare in italiano e non in dialetto, il caso che li ha portati alla televisione, anzi era la televisione che agli inizi entrava nello spettacolo, e poi l’ingresso al cinema; aneddoti divertenti ma anche osservazioni amare di come va il mondo della politica, non solo in Sicilia. Girando l’Italia ascoltano la gente, le loro lamentele, gli improperi verso questo o quello ma poi si accorgono che sono solo parole al vento, perché ognuno trova sempre colpevole l’altro ma è il primo a non rispettare le regole, né la legge. In un’Italia dove vige la raccomandazione e non il merito.  Il pubblico applaude. I due comici infine osservano con dispiacere che in teatro o al cinema le persone sono sempre connesse con i telefonini, tanto da non capire cosa stanno vendendo. La tecnologia moderna ostacola un po’ la narrazione, ma i nostri figli forse capiranno e saranno migliori.  Forse, perché subito dopo la luce impietosa dei telefonini immortala l’avvenimento. Come non detto. Adieu.

 

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