di Redazione –
La Fipe, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, chiede al Governo di consentire ai ristoratori italiani di vendere piatti pronti da asporto ai clienti, nel rispetto delle norme di sicurezza sanitaria e di distanziamento, esattamente come accade nella maggior parte dei Paesi europei. Fipe ha infatti verificato che il servizio di take away è attualmente attivo in Francia, Germania, Danimarca, Regno Unito, Irlanda, Lituania, Malta, Svizzera, Turchia, Olanda e Finlandia.
“L’Italia ha mostrato agli altri Paesi come reagire in maniera efficace al Covid-19 dal punto di vista sanitario – commenta il presidente della Fipe, Lino Enrico Stoppani – ma sulla fase 2, quella della ripartenza del mondo economico e produttivo, siamo ancora indietro. D’accordo ragionare sulle precauzioni sanitarie, anche per evitare la ripartenza del contagio, ma non possiamo farci paralizzare dalla paura. È il momento di reagire e il modo migliore è anche quello di fare nostre le best practice degli altri, consentendo tra l’altro anche ai bar, ai ristoranti e agli altri Pubblici Esercizi il servizio di take away, oggi già possibile in quasi tutta la distribuzione alimentare. In questo modo si avrebbero numerosi vantaggi: un servizio in più ai cittadini, che potranno scendere al ristorante sotto casa per acquistare piatti pronti riducendo le code nei supermercati o nei negozi alimentari, e una opportunità commerciale per un settore strategico ed identitario della nostra economia, tra i più danneggiati dall’emergenza in corso. Perdere ulteriore tempo, significherebbe favorire l’agonia della ristorazione italiana”.
Secondo uno studio Fipe, il comparto rischia di perdere oltre 28 miliardi di euro nel 2020, con circa 50.000 imprese che rischiano di non riaprire, con perdite di posti di lavoro per altre 300.000 persone.
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