Fotovoltaico, Coldiretti Viterbo punta il dito contro GIS, che replica: “I dati scientifici danno ragione a noi”

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “L’associazione GIS – Gruppo Impianti Solari ha accolto con grande sorpresa la decisione di Maria Beatrice Ranucci, presidente di Coldiretti Viterbo, di ribadire con ancora più forza che gli impianti solari rubano terra all’agricoltura e che sono i dati scientifici a dimostrarlo. Nessuno di quelli dei quali noi siamo in possesso sostiene questa tesi.

Le caratteristiche del suolo importanti da monitorare in un impianto fotovoltaico sono quelle che accentuano o mitigano i processi di degradazione che più minacciano i suoli delle nostre Regioni. Per citarne alcuni, la diminuzione della sostanza organica, l’erosione, la compattazione e la perdita di biodiversità.

Da uno studio pluriennale (2012-2016) effettuato dall’Istituto per le piante da legno e l’ambiente, controllato delle Regione Piemonte, è emerso che la presenza dei pannelli consente una maggiore conservazione delle riserve idriche e crea situazioni di temperatura più costante, almeno nello strato superficiale. Altro dato degna di nota è relativo al cosiddetto indice di Qualità Biologica dei Suoli (Qbs), migliorato di più nelle zone sotto pannello che nelle altre in risposta alla pioggia. Lo studio si è soffermato anche sul progresso della sostanza organica. Nelle aree sotto pannello risultava inizialmente molto bassa, ma si è poi verificato un aumento superiore rispetto a quello osservato fuori. In questo senso la presenza del pannello costituisce un cambiamento favorevole per i suoli.

Sostenere che i pannelli non pregiudicano l’uso agricolo delle superfici non è quindi “impossibile” come argomenta Coldiretti. Sulla base delle nostre conoscenze, gli impianti fotovoltaici non impediscono un domani di tornare a coltivare una determinata area, mentre in quelli agrivoltaici viene addirittura conciliata la produzione di energia con attività agrosilvopastorali. Richiamiamo a questo proposito la sentenza 8029/2023 con la quale il Consiglio di Stato, massimo giudice speciale amministrativo, ha rilevato che in questi terreni l’impianto è posizionato su pali abbastanza alti da consentire eventualmente alle macchine da lavoro la coltivazione agricola.

Vogliamo inoltre ricordare all’associazione che è praticamente vietato da tutti gli enti locali l’uso di diserbanti chimici per il mantenimento del campo fotovoltaico. Per pulire i pannelli GIS usa semplicemente l’acqua. Nei nostri impianti, le lavorazioni effettuate nella fase di cantiere e durante la manutenzione non hanno quindi effetti rovinosi sul suolo.

Veniamo ora ai numeri. Coldiretti sostiene che la Tuscia è la prima provincia del Lazio per pannelli solari e che “è un fatto che la superficie occupata dal fotovoltaico a terra è pari al 50% di quella agricola utilizzata con oltre 950 ettari”. È vero che i pannelli fotovoltaici a Viterbo occupano una superficie di centinaia di ettari. L’edizione 2022 del rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente specifica che nel 2022 erano 958,756 per la precisione. Non è però un “fatto” che questa superficie è pari al 50% di quella agricola utilizzata (SAU). Nello stesso documento viene sottolineato che i pannelli hanno un’incidenza pari solo allo 0,49% della SAU e allo 0,27% del territorio della provincia stessa. Interpellate da GIS, le persone che hanno fornito questo dato hanno chiarito che la percentuale del 50% che loro citano ad un certo punto nel report si riferisce al rapporto tra i pannelli nella Tuscia e quelli totali nella Regione, non alla SAU.

 

Fonte Ispra, dati riferiti al 2022

Da allora, la situazione è leggermente cambiata: nell’edizione 2023 dello stesso rapporto, si rileva che, nel corso dell’ultimo anno, a Viterbo è stato realizzato un altro grande impianto su 34 ettari. La percentuale va quindi rivista al rialzo, ma non cambia in modo significativo. Altro aspetto degno di nota, è che nel rapporto si parla della superficie occupata dai pannelli come “consumo di suolo reversibile”.

A ulteriore dimostrazione del fatto che GIS non ruba terreno a nessuno, vogliamo precisare che sono spesso gli stessi coltivatori a rivolgersi alle nostre associate per sondare la possibilità di installare pannelli sulle loro terre. Anche quando il parere è positivo e l’impianto viene realizzato, il professionista non viene privato di quell’area ma continua ad amministrarla. Non è certo GIS che si occupa del bestiame che pascola sotto la struttura né di eventuali colture.

Ci asteniamo dal commentare le valutazioni politiche della Giunta della Regione Lazio, la cui delibera 171/2023 viene citata da Coldiretti, così come le valutazioni soggettive dell’associazione sugli impatti a livello turistico e occupazionale. Nel caso non fosse chiaro, GIS porta avanti i suoi lavori su terreni senza vincoli (paesaggistici, archeologici, etc.), lontano da zone a rischio idrogeologico, turistiche o di particolare interesse culturale, storico o archeologico.

Vogliamo però approfittare dell’occasione per spiegare perché non basta posizionare pannelli sui tetti dei capannoni come propone Maria Beatrice Ranucci. GIS considera realistica la stima di Ispra secondo cui, “ipotizzando che sul 4% dei tetti sia già installato un impianto, si può concludere che sfruttando gli edifici disponibili ci sarebbe posto per una potenza fotovoltaica compresa tra 70 e 92 GW, un quantitativo sufficiente a coprire l’aumento di energia rinnovabile complessiva previsto dal Pniec (piano energia e clima, ndr) al 2030”. Non ritiene però questa strada praticabile per via degli ostacoli di tipo gestionale, finanziario e assicurativo. Basti pensare che la semplice presenza di un’antenna televisiva o di un albero può compromettere pesantemente il rendimento di un impianto. Pensiamo ora ai condomini. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 1337/23, ha stabilito che si possono montare pannelli su parti comuni dell’edificio senza dover ottenere l’ok dall’assemblea, a condizione che l’impianto garantisca le condizioni di stabilità e sicurezza per il decoro architettonico del palazzo. Questo tipo di impianti al momento riesce però a creare un quantitativo di energia di poco conto, utile a coprire i consumi di chi ci vive e poco più. Bisognerebbe poi capire come incentivare questo tipo di interventi senza incentivi come il Superbonus 110%, che non è nella Manovra 2024.

GIS è nata con l’obiettivo di promuovere, sviluppare e tutelare la produzione di energia da fonti rinnovabili tramite un uso intelligente e sostenibile. Il nostro scopo non è cambiato e siamo aperti al confronto con chiunque voglia condividere idee scevre da pregiudizi. Proponiamo quindi a Maria Beatrice Ranucci e al resto della Coldiretti Viterbo un incontro chiarificatore per far sì che la Tuscia non sia né sfruttata né perda alcuna opportunità interessante per il suo sviluppo e per un futuro meno legato ai combustibili fossili”.

 

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