Francesco Mattioli interviene sui rischi di demenza senile citati da Ghirga

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “Spett. Redazione, leggo l’articolo a firma di Giovanni Ghirga, secondo il quale guardare la televisione e navigare su internet aumenta i rischi di demenza senile; almeno a cogliere le affermazioni dell’Autore, che cita indagini svolte negli Stati Uniti. Mi spiace dover dissentire, e nettamente, dalle conclusioni del dott. Ghirga. Le indagini citate parlano dei pericoli della “sedentarietà”, che è altro dal seguire la televisione e navigare su internet.

Troppo facile accusare i media di tutti i malanni del mondo; è una vecchia storia che risale ai tempi delle esternazioni dei cosiddetti “critici della società di massa”, i quali – cito Horkheimer, Marcuse, Riesman tra i tanti – a partire da una posizione marxista (in Europa) o radical (negli Sati Uniti) ritenevano che i media fossero gli strumenti con cui il capitalismo controllava il mondo dei consumatori. Oggi le argomentazioni del j’accuse si sono addirittura aggravate: i media non solo manipolano, ma rimbecilliscono, i social danno spazio alla demenza, e in particolare alla demenza senile negli anziani, perché inducono alla sedentarietà.

Le indagini citate tuttavia parlano dei rischi di una sedentarietà di nove-dieci ore e sfido persino i giovani hikikomori giapponesi a stare davanti allo schermo per così tanto tempo. Altri studi mostrano che essere aggiornati sulle vicende del mondo, svolgere attività intellettuali tramite internet, partecipare attivamente ai social (molti dei loro influencer incitano al movimento, che sia ballo, ginnastica, sport o semplice passeggio), impegnarsi nell’enigmistica riduce il pericolo della demenza senile. Si deve essere d’accordo sui benefici del movimento fisico, si deve essere d’accordo sull’evitare la dipendenza da qualsiasi attività sedentaria; ma di qui ad associare tout court la demenza all’uso dei vari media significa fare terrorismo scientifico, intellettuale e mediatico. Significa soprattutto leggere i dati della ricerca scientifica in modo estremista, cadere nella trappola della confirmation bias (vedere solo ciò che si vuole vedere). Perché il dott. Ghirga associa la sedentarietà alle televisione e a internet, facili bersagli di un inveterato misoneismo, e non alla lettura di libri, non a caso indicata da taluni soloni improvvisati come l’alternativa ai mass media? Forse i libri si leggono correndo? Cito l’incipit dell’articolo del dott. Ghirga: “Una abitudine molto comune può triplicare il rischio di sviluppare la demenza entro 7 anni. Ecco cosa non fare. Se desideri ridurre il rischio di Alzheimer o di altri tipi di demenza, spegni la televisione e allontanati da Internet. Alzati e vai a fare qualcosa”.

Mi spiace, ma questo è terrorismo culturale e mediatico (toh…) , è ideologia di parte, non è questo il modo di trattare di medicina, anzi di scienza.

Consiglio vivamente agli anziani di non spegnere la televisione e di navigare allegramente su internet: di leggere, di informarsi alla tv, su internet, di frequentare i social, di sentirsi vivi e partecipi intellettualmente di questo mondo. Piuttosto, di intervallare queste utilissime attività per la mente, per l’attenzione e per il senso di partecipazione, con attività fisiche, che si tratti di passeggio, ginnastica, lavori in casa, ballo o quant’altro faccia muovere il corpo, assieme alla mente”.

Francesco Mattioli

Print Friendly, PDF & Email
Condividi con:
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE