Geotermia Castel Giorgio, Il Tar del Lazio boccia l’autorizzazione. Accolto il ricorso di Comuni e associazioni

di LIA SARACA –

 MONTEFIASCONE ( Viterbo) –  Stop alla realizzazione dell’impianto geotermico pilota a Castel Giorgio. Il Tar per il Lazio ha accolto il ricorso dei comuni di Acquapendente, Allerona, Bolsena, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Grotte di Castro, Montefiascone e Orvieto. Che hanno impugnato la deliberazione del 31 luglio 2019 con la quale il Consiglio dei Ministri aveva superato la mancata intesa della Regione Umbria consentendo la prosecuzione del procedimento per la realizzazione dell’impianto geotermico.

“Una vittoria scaturita dalla collaborazione tra amministrazioni comunali, provinciali e regionali, oltre che tra le associazioni ambientali locali e quelle nazionali – rimarca Vittorio Fagioli della Rete nazionale Nogesi (No Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante) -. Le contestazioni dei Comuni a proposito del rischio sismico (induzione e innesco di terremoti) e degli impatti sulla risorsa idrica, espresse anche grazie al sostegno di autorevoli periti ed al prezioso contributo conoscitivo delle associazioni locali, sono state infatti sposate e fatte proprie anche dalla Provincia di Viterbo, dalla Regione Umbria, dalla Regione Lazio e da Italia Nostra in autonomi ricorsi, che sono stati parimenti tutti accolti dal Tar per il Lazio”.

Il Tar per il Lazio, con la sentenza numero 1897 del 16 febbraio 2021, “ha infatti accolto le argomentazioni dell’avvocato Greco a proposito della natura transfrontaliera della risorsa naturale – sottolinea Nogesi – alla quale l’impianto avrebbe attinto, riconoscendo così l’illegittimità della deliberazione del Consiglio dei Ministri, assunta senza ottenere preventivamente l’intesa della Regione Lazio, nonostante la stessa avesse denunciato i gravi danni che l’attività dell’impianto, pur essendo localizzato in territorio umbro, avrebbe potuto causare al Lago di Bolsena e al bacino acquifero che lo caratterizza”.

Accanto a questo c’è anche un altro importante risultato della sentenza, quello “di avere imposto la riapertura del procedimento – evidenzia la rete nazionale Nogesi – nel quale non solo dovrà essere acquisita l’intesa sia della Regione Umbria che della Regione Lazio, ma dovrà essere svolta una nuova istruttoria che tenga conto dei rischi sismici e di impatto sulla risorsa idrica da sempre denunciati dai Comuni”.

Quest’ultima sentenza del Tar segue quella emessa dal Consiglio di Stato di circa una settima fa, un procedimento che ha definitivamente bocciato l’altro impianto geotermico pilota denominato “Torre Alfina” portando “a compimento lo straordinario lavoro svolto dall’avvocato Michele Greco – termina la Rete nazionale Nogesi – per valorizzare i coraggiosi sforzi da sempre profusi dalle amministrazioni comunali per tutelare un’area, quella posta al confine tra le Regioni Lazio ed Umbria, di valore ambientale, paesaggistico e naturalistico senza pari”.

DI SEGUITO LA SENTENZA INTEGRALE

 

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