Gestione dell’acqua, interviene il Comitato Non ce la beviamo

VITERBO – Riceviamo dal Comitato Non ce la beviamo e pubblichiamo: “Con l’intervento sulla stampa del candidato Edoardo Ciocchetti il tema dell’acqua torna protagonista nella campagna elettorale delle regionali. Senza troppe esitazioni Ciocchetti si esprime per una gestione dell’acqua che avvenga per mezzo di un ATO unico regionale.

A seguito di questa presa di posizione, il Comitato “Non ce la beviamo” desidera sinteticamente ribadire le ragioni che lo spingono ancora una volta a essere contrario a questa soluzione e preoccupato degli esiti a cui può condurre.

La contrarietà e la preoccupazione si basano su fatti concreti e su prospettive di scenario futuro che non possono non destare profondi timori.

a) l’obiettivo dell’unicità di gestione su base regionale dei servizi idrici integrati – voluta al tempo del governo Renzi con la famosa legge conosciuta come Sbloccaitalia – mira a concentrare nelle mani di poche grandi multiutility la gestione del settore dei servizi idrici. Tra queste, nella nostra regione, figura ACEA, a sua volta partecipata, attraverso Suez Italia, dalla multinazionale francese Veolia, che detiene direttamente o indirettamente posizioni di leadership nella gestione delle risorse idriche di tutta l’Italia centrale e meridionale.

b) nel Lazio, quindi, quando si scrive ATO unico bisogna sapere che si legge ACEA, gestore diretto dell’ATO2 di Roma e del 5 di Frosinone, ma per mezzo di Suez con un piede dentro anche in Acqualatina, che gestisce il servizio nell’ATO4 della provincia di Latina.

c) stando ai fatti, se guardiamo i dati conosciuti, non c’è molto da da celebrare nella gestione di ACEA: registra le perdite più alte degli acquedotti, con un 70% a Frosinone e oltre il 70% a Latina; le tariffe più alte d’Italia a Frosinone; il processo per disastro ambientale nell’abuso del lago di Bracciano; il progetto di raddoppio dell’acquedotto del Peschiera, privo di una contestuale pianificazione delle risorse, e individuato come essenziale senza aver provveduto a recuperare le perdite degli acquedotti colabrodo.

È in primo luogo per queste ragioni, qui sommariamente ricordate, che continuiamo a pensare che consegnare un bene pubblico essenziale come l’acqua a una multinazionale che ha per scopo il profitto e la propria valorizzazione in borsa non rappresenti la scelta migliore per le nostre popolazioni.

Continuiamo a pensare che rispetto alla quotazione borsistica di una multinazionale italo-francese come ACEA sia più sicuro per tutti affidare ai territori e alle loro istituzioni democratiche la programmazione e la gestione pubblica della nostra acqua.

Non parliamo di cose vaghe e astratte; parliamo di una specifica legge regionale, la numero 5 del 2014, approvata all’unanimità, che aspetta solo di essere attuata.

Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, nel quale ci riconosciamo, pochi giorni fa ha sottoposto all’attenzione dei candidati alla Regione un documento dettagliato in tema di diritto all’acqua. Su posizioni pressoché identiche si è organizzato il Movimento degli Amministratori in blu, nato anch’esso nelle scorse settimane.

Non siamo dunque i soli ad attendere dai candidati impegni precisi su scelte politiche che rischiano di far perdere alle comunità regionali il controllo di un bene per definizione scarso e non riproducibile com’è l’acqua, prefigurando scenari futuri in cui non saranno più l’interesse e il bene pubblico i riferimenti indispensabili del governo dell’acqua, ma il profitto, la dissipazione delle risorse naturali e la speculazione finanziaria”.

Print Friendly, PDF & Email
Condividi con:
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE