Giancarlo Turchetti (Uil Viterbo): “Oltre novecento euro per una seconda casa nel nostro capoluogo”

VITERBO –

“La scadenza della prima rata dell’Imu si allontana. Per i viterbesi c’è una proroga fino al 30 settembre. Ma quando il futuro sarà diventato presente, l’imposta sulla seconda casa avrà tolto mediamente dal bilancio familiare annuo 927 euro. Con un acconto che a fine settembre sarà di 463 euro. Diverso il discorso per le prime case di lusso, per le quali la prima rata si attesta sui 959 euro per una spesa complessiva di quasi duemila euro”. Lo fa sapere Giancarlo a Turchetti, Segretario della Uil di Viterbo, che ha elaborato i dati dello studio “Rapporto Imu 2020” curato dal Servizio Lavoro, Coesione e Territorio del sindacato dei cittadini.

“Limitando la nostra osservazione alla seconda casa” – spiega l’esponente della Uil – “il nostro capoluogo si colloca al terzo posto nella speciale classifica regionale per importi da versare. In testa ci sono i proprietari romani, con oltre duemila euro annui, poi quelli reatini con 1010, seguono i viterbesi e poi i proprietari di Frosinone (886 euro) e di Latina (827 euro). Spaziando oltre i confini regionali, nella vicina Grosseto chi possiede un immobile diverso dalla prima abitazione sborserà in un anno mediamente 964 euro, oltre seimila euro il salasso per le abitazioni di lusso. A Terni invece per una seconda casa l’importo Imu sarà di 885 euro, cifra che sale a 1968 per le case di lusso”.

“Da nord a sud dell’Italia – conclude Turchetti  – ai versamenti saranno chiamati oltre 25milioni di persone. L’acconto globalmente supererà i dieci miliardi, mentre il saldo del prossimo dicembre sarà di oltre 20 miliardi. Stiamo parlando di cifre che sono necessarie per le casse dei Comuni, che a loro volta le utilizzeranno per erogare servizi essenziali ai cittadini. Ma c’è un ma. Noi della Uil riteniamo necessario che all’interno di una riforma fiscale si rimetta mano all’autonomia impositiva delle Regioni, delle Province e dei Comuni. E allo stesso tempo crediamo sia giunto il momento di riformare il catasto, eliminando una volta per tutte quelle iniquità che portano oggi a considerare case di pregio nei centri storici con rendite catastali basse, mentre immobili di periferia costruiti più di recente con rendite elevate: uno squilibrio assurdo, che va necessariamente riequilibrato”.

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