Giorgio Nisini torna a Viterbo per presentare “Aurora”, romanzo edito da HarperCollins

di SIMONE CHIANI-

VITERBO – Docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università La Sapienza di Roma e scrittore ormai noto lungo l’intera Penisola per i suoi romanzi e saggi, Giorgio Nisini torna, a pochi giorni dalla pubblicazione della nuova opera, nella sua città natale. Aurora, edito da HarperCollins, è stato presentato nella splendida cornice del Teatro Caffeina nel tardo pomeriggio di oggi, con l’autore accompagnato dalle letture di Raffaello Fusaro oltre che dagli interventi di Angelo Deiana e di Raffaello Palumbo Mosca.

Il componimento, disponibile al pubblico dal 3 febbraio, si colloca cronologicamente al quinto posto rispetto alle altre pubblicazioni del medesimo genere narrativo: La demolizione del Mammut (Perrone, 2008, Premio Corrado Alvaro Opera Prima e finalista Premio Tondelli), La città di Adamo (Fazi, 2011, selezione Premio Strega), La lottatrice di sumo (Fazi, 2015) e Il tempo umano (HarperCollins, 2020).

Per la prima volta in maniera così esplicita il romanziere si approccia a temi legati alla tradizione fiabesca europea, nella loro connotazione più misteriosa e ancestrale, andando a riprendere in particolare, nei suoi tratti più inquietanti, alcune peculiarità de La bella addormentata nel bosco; la ragazza attorno cui ruota tutta la narrazione, Aurora appunto, cade invero in uno stato comatoso in seguito al primo rapporto amoroso della sua vita, nonostante i parametri medici siano nella norma.

Fin dai primi capitoli, dunque, si viene catapultati all’interno di un microcosmo in cui la linea che separara reale e fantastico, malattia e maledizione è sottilissima, e anzi nel quale è la ricerca stessa di un colpevole il mezzo per tentare di indagare questa linea col fine di comprendere sino a che punto dannazione e religione possano aver inciso nella tragedia che incombe sulla famiglia della giovane.

Nisini, forte di questa reinterpretazione della fiaba intrisa di mitologia antica e suggestioni arcaiche in chiave contemporanea, architetta pertanto la vicenda di Stefano e Carola, genitori di Aurora, come una ricerca che oscilla tra magico e superstizione, reale e metafisico, sfociando quasi in un genere giallo-fiabesco (per non azzardare gothic revival) diretto a un’indagine che pone le fondamenta sull’arcaicità e la storia familiare.

Si tratta di una narrazione, peraltro ambientata segretamente nella Tuscia, da vivere tutta d’un fiato, meglio se con un’adeguata predisposizione al lasciarsi trascinare dalle molteplici suggestioni che ne potrebbero derivare.

 

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