Giubileo nella Tuscia: il sociologo Mattioli interviene in merito alle dichiarazioni dell’assessore Franco

di FRANCESCO MATTIOLI-

VITERBO- Può darsi che le dichiarazioni dell’assessore Franco, sul fatto che per il Giubileo i pellegrini andranno a Roma e si limiteranno semmai ad “attraversare” Viterbo siano stare troppo perentorie. Ma di per sé non sono sbagliate.
Distinguiamo tra pellegrini ordinari della Francigena e pellegrini giubilari. I primi attraversano comunque Viterbo, non foss’altro perché – oltre ad essere città papale – è l’ultima tappa significativa prima di arrivare a Roma; molti quindi sostano in città prima dell’ultimo salto. Ma, è cosa nota, già ora i pellegrini della Francigena si distinguono almeno in due categorie: quelli che la percorrono tutta, e quelli – la maggioranza – che se la fanno a tratti, utilizzando per i settori meno interessanti e talvolta più impervi i mezzi pubblici.
L’apporto dei pellegrini della Francigena all’economia turistica viterbese non è quindi decisiva, ma ne è una componente significativa perché comunque genera movimento, conoscenza, cultura a livello internazionale. Scambiando qualche parola con alcuni di loro (abito ad un passo da una novella e accogliente sosta all’inizio della salita del tratto cimino del percorso) ho trovato pellegrini che hanno trascorso in città giusto il tempo di una notte e altri che si sono goduti il Palazzo dei Papi e San Pellegrino “scoprendo” Viterbo. Non una folla di visitatori, beninteso, da condizionare le sorti del turismo nostrano, ma una frequentazione comunque soddisfacente, caratteristica, che garantisce a Viterbo una presenza stabile e autorevole lungo un percorso che oggi è altrimenti “fagocitato” di fatto dal turismo toscano.
Durante il giubileo questa presenza si intensificherà, ma come quella attuale sarà un pochino “mordi e fuggi” e quindi tutt’altro che decisiva per il bilancio turistico viterbese. Su questo, temo che l’assessore Franco abbia ragione.
Tuttavia il Giubileo smuove masse di turisti ancor più che di pellegrini e al turista non basta San Pietro; quindi ci sarà una consistente quota parte di turisti che ne approfitterà per visitare Roma e un’altra che ne approfitterà per visitare l’Italia, quanto meno quella che ruota intorno alla Capitale da Firenze fino a Napoli. Questi turisti non percorreranno la Francigena; molti verranno in auto, moltissimi in aereo e qualcuno persino in nave. Apparentemente “salteranno” la Tuscia. Ma su questi si può lavorare, affinché siano attratti da Viterbo piuttosto che da Siena, da Orvieto, da Ostia, dal Circeo o da Caserta. Si può tentare un sorta di undercut, per dirla nel gergo della Formula Uno (il cambio gomme fatto al momento giusto che ti permette di sorpassare l’avversario ai box): se c’è un turista che vorrà aggirarsi anche fuori delle mura di Roma, occorre che sia indotto, costretto, persuaso, convinto, tirato per la giacchetta a venire a Viterbo. Che si offrano Terme, Palazzo Papale, San Pellegrino, mura medievali, etruschi, narrazioni fantastiche o richiami enogastronomici, e tutto questo messo in un paniere particolarmente attraente, sapientemente progettato da professionisti del settore. Certo, come dice l’assessore, Viterbo dovrà essere tirata a lucido, nei servizi, nell’informazione, nella sua capacità di accoglienza, nell’estetica, nel verde, nella sicurezza, nell’igiene pubblica e privata. Ma quel che sarà importante, una volta spolverati i mobili, profumati gli ambienti, apparecchiata la tavola e messo l’asciugamano degli ospiti in bagno, è fare gli inviti promettendo una bella cena, affinché la serata venga nel migliore dei modi.
Ed ecco allora che non bastano questo o quel provvedimento mirato, magari un bel centro informazioni ricostruito con i fondi PNRR; è necessario lavorare fin da ora – e sulle ribalte che contano – di promozione, informazione, comunicazione, progettazione di eventi imperdibili, di fantasia, insomma di fascinazione. Viterbo città papale (altro che Anagni o Castelgandolfo… semmai Avignone…) non può arrivare al Giubileo sperando nel caso o nei cascami più aleatori e modesti di un movimentismo turistico che coinvolgerà il mondo intero e non solo l’Italia. Deve stare sul pezzo e in primo piano. Anche se si trattasse di raccogliere solo le molliche del pasto giubilare consumato a Roma; quelle molliche devono arrivare Viterbo, non altrove. E sia chiaro: sono molliche ambite da Milano a Napoli, passando per Venezia e Firenze, ma anche per Verona, Mantova, Padova, Siena, Arezzo, Perugia, perfino Cortona, Orvieto, Todi, Cassino, Matera e via elencando.

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