Giusti fra le Nazioni: la consegna della medaglia a Rita Orlandi Corbucci

DI MARTINA DI BARTOLO-
VITERBO- E’ proprio nell’Università degli Studi della Tuscia, luogo in cui vi era il carcere della Repubblica sociale italiana e dell’occupazione nazista dove furono detenuti dodici ebrei, che si è svolta oggi la cerimonia per la consegna della medaglia al figlio dell’eroina Rita Orlandi Corbucci che all’età di 17 anni salvò la vita del piccolo Silvano Di Porto, ebreo ed orfano, a soli 6 anni, per causa del terribile e disumano evento della Shoah. Dopo una lunga pratica, la stessa Rita Orlandi, sarà riconosciuta “Giusta fra le Nazioni”.

All’evento erano presenti: il Magnifico Rettore, Stefano Ubertini; Antonella Scolamiero, Commissario Prefettizia Comune di Viterbo; Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma, Uriel Perugia, segretario generale Ucei, Unione delle comunità ebraiche italiane, Claudio Procaccia, direttore del dipartimento cultura della comunità ebraica di Roma, il figlio di Silvano Di Porto, Angelo Di Porto e il figlio di Rita Orlandi, Mauro Corducci. A moderare la giornata, il docente Unitus Tommaso Dell’Era.

La cerimonia si è svolta con un intervento dei presenti e si è conclusa con la testimonianza dei familiari della salvatrice e del salvato, e la successiva consegna delle medaglie. Stefano Ubertini, Rettore dell’università della Tuscia ha dato inizio alla cerimonia ringraziando tutti i presenti. “Oggi celebriamo la memoria della donna che a soli 17 anni ha salvato la vita del piccolo Silvano Di Porto. Lei sapeva distinguere il giusto dallo sbagliato. Tutto questo per non offuscare la memoria e continuare a ricordare per non dimenticare”.

La parola è passata poi alla dottoressa Scolamiero,  la quale ha voluto riflettere su due aspetti: professionale e personali. Ha raccontato di quando da piccola aveva vissuto e visto molti negozianti ebrei dover chiudere le loro attività, ha raccontato di quanto fosse stata colpita dalla visione dei numeri tatuati sul braccio degli ebrei e di come venivano trattati ingiustamente. Ha maturato l’idea che bisognava ricordare ciò che è accaduto affinché nella storia dell’umanità non si ripeta più un avvenimento simile.

La parola è passata poi alla Rappresentante dell’Ambasciata D’Israele, la quale ha ringraziato per l’invito a questa significativa cerimonia in un luogo così autorevole, come può essere quello dell’Università. I valori dell’importanza, della salvezza del valore dell’umanità al di sopra e al di là del pericolo è del rischio personale. Questo è ciò che fece Rita Orlandi, tutelare la vita di un ragazzo. “In questo modo noi rimettiamo in ordine quello che il disordine e l’ambiguità e la confusione ci ha portato via. Sono grata all’Unione Europea e ringrazio la Repubblica Italiana per questa giornata della Memoria”.

La parola è passata poi al Rappresentante della Comunità ebraica italiana il quale ha ringraziato tutti i presenti e si è dichiarato orgoglioso di ricordare oggi la Giusta Rita Orlandi.
Ha raccontato la sua vicenda personale affine alla storia di Rita Orlandi e Silvano Di Porto, anche la sua famiglia, di origini ebree è stata salvata dai Giusti che purtroppo non sono riusciti a risalire ai nomi.

Un breve video è stato proiettato in aula, dove la professoressa Milenia Santerini, coordinatrice Nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, ha fatto un piccolo intervento.

Anche l’ambasciatrice, Bruziches, ha fatto un breve intervento salutando tutti e ringraziando tutti per la presenza. “Ringrazio Stefano Ubertini per l’ospitalità e la famiglia Buzzi”. Ha raccontato la sua personale storia familiare, la sua famiglia è sopravvissuta all’Olocausto, ma hanno perso tutto ingiustamente. “Per noi la Shoah non è solo una tragedia personale, non solo per la comunità ebraica ma una tragedia per tutta l’umanità. Ricordiamo questo giorno con estremo dolore”.

Infine,  i due interventi del figlio del salvato ed il figlio della salvatrice: Angelo Di Porto e Mauro Corducci. Il loro legame è così forte da chiamarsi “fratelli”, loro sono due fratelli.

Angelo Di Porto, figlio di Silvano Di Porto :“ Mio padre, Silvano Di Porto, nacque a Viterbo il 18 novembre del 1937, mi hanno raccontato che era un bambino allegro e vivace, a soli 6 anni a causa delle leggi razziali non poteva frequentare le lezioni e si trovava a stare con la sua amica, Rita Orlandi. Mio padre rimase orfano all’età di 6 anni. Per sei mesi Rita e Silvano rimasero nascosti. Io incontrai Rita solo nel 2001 dicendole grazie e lei, a testimonianza di quanto fosse Giusta, rispose che non aveva fatto niente”.

La parola è passata poi a Mauro Corducci, figlio di Rita Orlandi. “Questo è il momento più difficile della mia vita. La famiglia di mia madre era molto amica della famiglia Di Porto, e questa amicizia si intensificò nel periodo di guerra. Silvano venne affidato a Rita, mentre i genitori lavoravano, poiché non poteva andare a scuola a causa delle leggi razziali.

Furono 6 mesi terribili per mia madre poiché si privò delle amicizie, si chiuse dentro casa con Silvano poiché temeva che qualcuno potesse fare la spia. Passavano le giornate a casa a giocare.
Io aggiungo che la mente umana è la cosa più forte che esista e che commette degli errori ma è anche la stessa mente che progetta gli anticorpi. Il comportamento di mia madre deve dare uno spunto e far crescere questi anticorpi contro l’odio è far crescere un po’ di pace”. La conferenza si è conclusa con l’assegnazione della medaglia a Angelo Di Porto.

 

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