Graffitismo, arte o vandalismo?

di MARCO ZAPPA –

VITERBO – L’assessore Laura Allegrini nei giorni passati ha fatto sentire la sua voce nei riguardi di un tale che ha deturpato un muro con una scritta (subitamente sparita nell’arco di poco tempo).
Qualcuno potrà considerarla come “nemica dell’arte”?
Se ciò accadesse quel qualcuno sarebbe da internare, intanto perché l’Allegrini, in mezzo a tante Capre è una dei pochi esponenti della politica locale che apprezza l’arte e poi perché è tempo di farla finita con atti che vanno considerati vandalici e che con la pittura hanno poco a che fare.
Li chiamano Graffitari o Writers se preferite ma il senso non cambia, una massa per lo più di disperati che cerca di imporre la propria personalità nel modo più semplice e vile, attraverso cioè il gesto di imbrattare le cose altrui.
Per carità in questo contesto ci sono anche i Writers di spessore, quelli che agiscono con consapevolezza creando delle vere opere d’arte, magari illustrative, didascaliche o popolari ma comunque ben altra cosa rispetto alla deturpazione del luogo pubblico.
Il resto, la maggior parte di questi improvvisati imbrattamuri è composta da marmaglia, gente che, in modo cosciente o inconsapevole che sia, usa la metodologia della sopraffazione per emergere in qualche modo dal grigiore della vita comune.
Già, questo è uno dei tanti problemi della società.
Molti non si rendono conto che la vita non è solo un fenomeno individuale ma soprattutto collettivo e che le nostre azioni possono creare disturbo a chi ci circonda, usando pennello e colori come nel caso citato oppure più banalmente parlando al telefono a voce alta in presenza di altre persone costrette ad ascoltare stupide conversazioni.
Personalmente trovo odioso assistere alla deturpazione, sia che avvenga nei confronti di una parete oppure riguardo alle carrozze di un treno ma al contempo ricordo che trovai molto efficaci dei murales che vidi a Berlino su parte dello storico muro, barriera atroce sulla quale si sfogava un’umanità depressa dal regime comunista di allora.
Del resto ormai qualsiasi forma di espressione, lecita o illecita, a volte stupida, brutale o gratuita che sia viene bollata come “Arte” e guai a contrastarla.
Alcuni soggetti, che si definiscono critici d’arte, sono disposti a difendere fino alla morte le loro teorie o se vogliamo posizioni ideologiche e fra queste figurano anche le operazioni compiute dai Writers.
Come sempre, per cercare di essere propositivo, penso alla soluzione più semplice anche in presenza dell’estrema maleducazione imperante con i suoi atti vandalici e mi chiedo: dal momento che il graffitismo è un fenomeno che deve avere un suo sfogo naturale perché i comuni non gli dedicano degli spazi appositi?
È sempre così difficile avere delle idee per governare una città?

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