Grazie dei fior! Lo splendore e il successo di San Pellegrino in fiore ci conducono in un meraviglioso viaggio nel mondo dei fiori fra arte, letteratura, storia e musica

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO- Si è concluso ieri, 5 maggio, l’evento viterbese “San Pellegrino in fiore”, inaugurato il primo del mese. È stato un successo per le presenze, la raffinata qualità del progetto artistico, per le manifestazioni correlate.
Tanti gli apprezzamenti e poche le critiche per gli allestimenti ideati dal gruppo vincitore del bando del concorso di idee: Raffaele Ascenzi, Francesco Moretti, Marco Porcorossi, Andrea Rodolico, Alessandro Scorza e Federico Ciatti.

Viterbo, del resto, è un fiore di città e ben si presta a “mettersi in ghingheri” con i colori e i profumi dei fiori. Soddisfatta la sindaca Chiara Frontini e i numerosi visitatori. Il quartiere medievale più antico d’Europa, col suo grigio peperino, ha accolto e valorizzato le composizioni artistiche e la loro storia.


Anche domenica, come il giorno precedente, grazie anche al sole che finalmente ha deciso di farsi largo fra le nuvole, il centro è stato letteralmente invaso dalla folla incuriosita e attenta a osservare ogni particolare della manifestazione, completamente rinnovata e migliorata rispetto alle ultime edizioni.
Molto apprezzate anche le mostre e le iniziative culturali concomitanti.

La letteratura ci insegna quanto siano stati amati, descritti, cantati i fiori da grandi autori.

Dalle raccolte letterarie italiane, Giacomo Leopardi esprime spesso nelle sue poesie un profondo sentimento naturalistico; “I fiori” è un esempio in cui il poeta riflette sulla brevità della vita attraverso l’immagine dei fiori che appassiscono velocemente. La forza della sua La Ginestra però ci dà il coraggio di resistere.

“Il fiore” di William Blake, un poeta e pittore inglese, racconta di un fiore che parla al poeta, spiegando come pur vivendo solo per un giorno, lo fa pienamente e senza rimpianti. È una riflessione sulla gioia e sulla natura effimera dell’esistenza.
Delicato “Il giglio” di William Wordsworth.
Wordsworth, con la sua profonda connessione e apprezzamento per la natura, scrive spesso di fiori come simboli di purezza e bellezza. “Il giglio” è un esempio eloquente della sua capacità di vedere nei fiori una fonte di ispirazione spirituale e morale.

In “A un margherita” di Percy Bysshe Shelley, il poeta dialoga con il fiore, ammirando la sua semplice bellezza e la sua forza nel resistere agli elementi della natura. Con questa poesia, Shelley trasmette un messaggio di ammirazione per la resilienza e la semplicità.

Queste poesie non solo celebrano la bellezza dei fiori, ma spesso esplorano temi più profondi come la mortalità, la bellezza effimera, e l’ispirazione trovata nella natura.
Famosissima l’opera “I fiori del male” di Baudelaire.

I fiori sono uno dei soggetti naturali più rappresentati anche nelle opere d’arte, e in particolare nei quadri. Dipingendo i fiori, gli artisti spesso rappresentano la bellezza, l’amore e la grande delicatezza della natura. I fiori sono un elemento naturale molto bello a vedere e soprattutto molto decorativo per i paesaggi.

Dall’esplosione dei fiori nella delicata Primavera di Botticelli all’indaco di Iris di Vincent Van Gogh al giallo dei suoi girasoli, ai campi di papaveri fino alle nature morte, i fiori sono stati protagonisti di bellezza nell’arte.

E nella musica? Da Margherita di Cocciante, nome di donna e di fiore, in cui “lei ama i colori, raccogliamo tutti i fiori che può darci primavera” alla canzone portata al successo da Nilla Pizzi al Festival di Sanremo nel 1951 classificandosi al primo posto, dal titolo “Grazie dei fior”.
“Rose rosse per te ho comprato stasera” intonava Massimo Ranieri. La rosa è forse il fiore più cantato. La regina dei fiori, così è definita, ha un ampio significato simbolico di cui una prima significazione la trova nell’amore, sacro e profano, nella passione, nella grazia, nella bellezza, e altre simbologie. “Io, tu e le rose,
io, tu e l’amore ………
io comprendo d’esser viva,
quando siamo
io, tu e le rose,
io, tu e l’amore” cantava Orietta Berti al festival
di Sanremo sel 1967.
Zarrillo scelse invece
“una rosa blu sulla pelle tua, mi ricordi Londra,
…… col tatuaggio con quella rosa blu.”.

Domenico Modugno scelse la gardenia “Ha un cilindro per cappello,
due diamanti per gemelli,
un bastone di cristallo,
la gardenia nell’occhiello” ne Il vecchio frac, mentre Giorgia il girasole.
Rose e viole mammole con Claudio Villa nel 1956, con la canzone dal titolo “Aprite le finestre”.
La musica ha da sempre vestito di note i fiori.
Meravigliosa Marina Rei con Primavera (1997). “Oh, respiriamo l’aria e viviamo aspettando primavera, na-na-na”; simpatica “Papaveri e papere” di Orietta Berti , ai tragici versi di De Andrè :”Dormi sepolto in un campo di grano,non è la rosa, non è il tulipano, che ti fan veglia dall’ombra dei fossi,
ma son mille papaveri rossi”. “Mettete fiori nei vostri cannoni” cantavano I GIGANTI nel 1967.

La canzone era un invito alla Pace, e sostituire i proiettili con i fiori, che sono simbolo di bellezza, di gioia, di serenità, è senz’altro un valido modo, anche se semplicistico, per enunciare il messaggio, purtroppo inascoltato.
“Fiori rosa fiori di pesco
c’eri tu
fiori nuovi, stasera esco.
Ho un anno di più” di Lucio Battisti ci avvolge di malinconia e di ricordi, mentre dà allegria “la casetta in Canadà con tanti fiori di lillà” e ricca di dolcezza “Fiore di Maggio” di Fabio Concato.

I fiori si regalano quando nasce un bambino o un amore, li lancia la sposa in bouquet e si portano ai morti, come muti testimoni di affetti che vanno oltre la vita.
Rosa è il nome della Santa dei viterbesi, che ricorda il fiore di maggio, mentre le violette erano vendute da Giovanna, detta la Caterinaccia, madre di Alfio Pannega, conosciuto e amato dai concittadini.

Viterbo, dunque, città dei fiori.

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