I bambinelli in ceroplastica, dai monasteri femminili clarini, in mostra a Viterbo nei monasteri di Santa Rosa e San Bernardino

di MARIELLA ZADRO-

VITERBO- “Cera una volta…” questo gioco di parole per presentare una mostra che lascerà veramente stupefatti chi la vorrà visionare. Per l’allestimento sono stati scelti due luoghi storici e l’inaugurazione in programma per il giovedì 7 dicembre si svolgerà in due momenti.

Infatti, alle ore 11:30 presso il Monastero di Santa Rosa, alla presenza del vescovo Orazio Francesco Piazza, la sindaca Chiara Frontini e Stefano Ubertini, rettore dell’Università degli Studi della Tuscia, sarà aperta al pubblico la prima parte della mostra.

Relatrice Arianna Ceci, che illustrerà il progetto del restauro, frutto della sua tesi universitaria, del corso di laurea magistrale a ciclo unico, in Conservazione e Restauro dei Beni culturali dell’Università degli Studi della Tuscia.

Progetto che prende le mosse dall’esperienza della sua relatrice, la restauratrice Sabrina Sottile, che ha lavorato in Sicilia, al restauro di sculture simili nei materiali, ma diverse nella tecnica, nato quindi dalla necessità di studiare e comprendere al meglio questa peculiare tipologia di manufatti a lungo considerati appannaggio delle arti minori.

Alle ore 17:00, presso il Monastero di San Bernardino (piazza della Morte n.5) alla presenza della sindaca Chiara Frontini, sarà inaugurata la seconda parte della mostra.
Interverranno padre Luciano De Giusti, ministro provinciale dei frati minori di Abruzzo-Lazio e don Vincenzo Sborchia, ufficio dei beni culturali della Diocesi di Viterbo.

A conclusione, considerando la ricorrenza degli 800 anni del Presepe di Greccio, fra Simone Castaldi relazionerà sul tema dell’Incarnazione in Francesco di Assisi.

Cenni storici della ceroplastica nei monasteri femminili clariani.

Da sempre apprezzata, per le sue qualità uniche di malleabilità e somiglianza con l’epidermide umana, per via del suo aspetto morbido e levigato, la cera ha trovato, nel corso della storia, diversi impieghi nelle attività artigianali e manuali.

Venne impiegata come collante, come materia plastica nella realizzazione di statue antropomorfe, modelli anatomici e decorazioni a rilievo e, infine, come materiale da stampo per creare oggetti in metallo e in qualità di additivo come legante nelle arti pittoriche.

Per queste sue caratteristiche, nei monasteri femminili nei secoli passati si utilizzava la cera per produrre oggetti con funzione devozionale, volta a soddisfare le esigenze di culto popolare, in modo particolare attraverso la realizzazione di ceri, ex voto, statuette e figurine del presepe.

L’arte ceroplasta si diffuse soprattutto tra gli ordini Mendicanti. Pertanto statue di cera di Gesù Bambino erano diffuse, fra il Seicento e il Settecento, in un numero cospicuo di monasteri francescani.

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