I bisogni primari

di MARCO ZAPPA-

VITERBO – Vorrei tornare a scrivere di cultura ma il piatto piange e poi a chi interessa? Ho sperato, abbiamo sperato in una nuova rinascenza dopo un lungo tragico periodo passato tra mille travagli ma non si vede luce.
E se questo fenomeno fosse solo a livello locale passi pure ma purtroppo lo sto registrando ovunque.
Nella stessa capitale la nuova pubblicizzata mostra sul tema dell’Inferno alle Scuderie del Quirinale sarà completata con alcune opere già presenti in loco e da altre che serviranno a tappare dei buchi sulle pareti, come già accaduto lo scorso anno con quella su Raffaello.
Del resto le esposizioni di alto profilo costano e i bisogni primari della gente sono ben altri.
In scala gerarchica vi propongo: riempire la panza, fare shopping, acquistare un veicolo, poi mezzi di comunicazione (come un nuovo smartphone, il computer e la tv), godersi una bella vacanza, abbellire la propria casa, fare abbonamenti televisivi, segnarsi alla palestra e comprare un libro.
L’acquisto di opere d’arte, quando contemplato, è l’ultima voce della lista secondo una fotografia che rispecchia l’andamento della nostra società.
Se poi rimaniamo in ambito viterbese il quadro si fa drammatico o tragicomico, scegliete voi.
Non esiste una galleria d’arte con un programma di attività culturale, né un cartellone di esposizioni organizzato da qualche anima buona.
In passato almeno c’era un certo fermento presso la ex chiesa degli Almadiani attraverso una miriade di esposizioni che quanto meno avvicinavano una certa massa di visitatori al mondo dell’arte, se pur la maggior parte di quanto veniva mostrato era di un livello più che discutibile.
Allora qualche genio della politica ha fiutato il facile business e pensando di raddrizzare il bilancio comunale, ha imposto un affitto pari a cinquanta euro al giorno, un vero furto per una sala priva d’impianto d’illuminazione adeguati e dai muri scrostati.
Questo genio non aveva previsto il fuggi- fuggi generale degli artisti (o presunti tali) facendo ripiombare lo spazio espositivo in stato di semi abbandono, con il portone spesso tristemente chiuso.
Stessa sorte è toccata agli altri, pochi spazi comunali destinati alla cultura, tutti tra l’altro in stato pietoso.
E siccome non c’è politico che tenti di raddrizzare una legge storta, magari con un escamotage visto lo stato di conservazione di questi luoghi, si è perso anche quel poco che c’era.
Come si fa a scrivere di cultura?

 

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