di MARIELLA ZADRO-
TARQUINIA (Viterbo)- Si è conclusa domenica 29 settembre la mostra “SCORCI DI VITA CONTADINA ALL’INIZIO DEL XX SECOLO NELLA CAMPAGNA VITERBESE “ideata e promossa dal Circolo del Collezionismo il Profferlo di Viterbo e dall’Ordine di Malta.
Allestita presso la chiesa dei santi Giacomo e Martino, Via Saffi a Viterbo, è stata visita da molte persone che ne hanno apprezzato l’originalità dei documenti esposti appartenenti al nostro territorio.
Al prof. Leonardo Varvano la conclusione con una relazione sul tema:” I mestieri a Tarquinia ai tempi di Spartaco Compagnucci, detto Checchibronzi” attività principali: la pastorizia, l’agricoltura e l’artigianato.
Spartaco Compagnucci, nato a Corneto (attuale Tarquinia) nel 1921, ha raccontato in versi poetici la sua amata Maremma e la cittadina marittima di un tempo passato, ricordi di vita vissuta.
Vecchia Maremma mia
Maremma te mae dato ‘st’esperienza
nella mia giovinezza de monello
e lo facevo per sopravvivenza
annà a parà la vacca col vitello.
A comincià dar fiume dell’Arrone
‘sta zona era tutta nà guinzara
e s’allungava fino lì ar Mignone
con quella piana detta la Salara.
L’acqua sammastra nel piatto burino
spesso t’attacava la malaria
e questa se curava cor chinino
che se diceva il microbo ammazzava.
Er pranzo se chiamava la pagnotta
con dentro qualche fetta de guanciale
se custodiva dentro la giacchetta
e se dormiva ‘su la rapazzola.
De festa se magnava l’acquacotta
e l’antre giorne npo’ de frascarella
senz’oio la magnavi la bruschetta
e dell’agnello magnavi le budella.
Nella speranza della Primavera
dato che se viveva a’ lo stato brado
spariva la tristezza della sera
guardanno tutto il cielo inargentato.
Vecchia Maremma mia non me ne pento
se la fortuna m’è stata lontana
io ce ripasserebbe e so contento
a nasce su sto’solo maremmano .