Il 12/10/1946 l’Italia adotta l’Inno di Mameli come inno nazionale provvisorio

di ANNA MARIA STEFANINI-

Il Risorgimento è la pagina più importante e bella della storia italiana; quella che non soltanto ha portato alla nascita della nazione italiana sovrana e indipendente ma ha prodotto “l’identità italiana”; è esso stesso il nucleo dell’identità italiana.
Il Risorgimento è stato un moto di popolo ma in questo percorso brillano alcune figure che hanno saputo guardare più lontano e più in alto e trasformare un’antica utopia in un processo storico concreto; fra questi spiccano Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Carlo Pisacane, Vittorio Emanuele II, Camillo Cavour e tanti altri.
In questo cosmo luminoso Goffredo Mameli è stella di prima grandezza e compose l’Inno degli Italiani.

Il 12/10/1946 l’Italia adotta l’Inno di Mameli come inno nazionale provvisorio.
Il canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli fu scritto nell’autunno del 1847 dall’allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, l’inno nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l’Austria. L’immediatezza dei versi e l’impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell’unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani – e non alla Marcia Reale – il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese. Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l’Inno di Mameli divenisse l’inno nazionale della Repubblica Italiana.

Il compositore Goffredo Mameli dei Mannelli nasce nel quartiere del Molo di Genova, che allora faceva parte del Regno di Sardegna. La sua famiglia era una nobile famiglia sarda: l’antenato Giommaria Mameli dei Mannelli (1675-1751) era nobile e persona di fiducia di Carlo VI d’Asburgo Re di Napoli.
Il padre di Goffredo, Giorgio Mameli, partito marinaio semplice, diviene presto Ammiraglio e poi deputato al parlamento sardo; la madre, Adelaide, viene dalla nobile famiglia genovese degli Zoagli.
Il giovane Goffredo è un brillante studente che mostra un precoce e innato talento letterario: inizia a comporre versi, alcuni dei quali saranno molto apprezzati da Carducci. Ancora adolescente aderisce ai movimenti rivoluzionari per la costruzione dell’Italia unita, indipendente e repubblicana e le sue composizioni successive saranno costantemente ispirate a questo ideale.
Nel 1847, non ancora ventenne, compone la sua opera più celebre: il testo del “Canto degli Italiani”, il futuro “inno di Mameli”, successivamente musicato dal compositore, tenore e maestro di coro Michele Novaro (1818-1885), anche lui grande patriota genovese distintosi, fra l’altro, per aver organizzato raccolte di fondi per finanziare le imprese garibaldine e per aver fondato a Genova una Scuola Corale Popolare gratuita.
Nel ’48 Mameli è tra gli organizzatori di una spedizione di 300 volontari a supporto di Nino Bixio impegnato nelle celebri “Cinque giornate di Milano” e rapidamente diviene capitano nei ranghi delle forze garibaldine.
Nel novembre dello stesso anno è a Roma dove sarà protagonista attivo della storica “Repubblica Romana”; di questa presenza resterà celebre il dispaccio inviato a Mazzini: “Roma! Repubblica! Venite!”.
Goffredo rimane ferito a una gamba il 3 giugno del ’49 in un attacco a Villa Corsini, occupata da reparti francesi; morirà alle 7.30 del 6 luglio successivo per una setticemia conseguente alla ferita.
Un secolo dopo, nel 1946, il Canto degli Italiani è adottato dalla neonata Repubblica Italiana quale “inno nazionale della Repubblica”.

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