Il 15 marzo Viterbo si colora di lilla nella giornata dedicata alla conoscenza, prevenzione e trattamento dei disturbi alimentari

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO- Il problema è diventato così importante da meritare una sigla clinica: DCA, ossia “Disturbi del Comportamento Alimentare”; un’articolata gamma di distorsioni nel rapporto con il cibo associate a un quadro patologico comune: compromissione dello stato di salute fisica e psicosociale delle persone che ne soffrono.
Fra gli effetti secondari gravi dei DCA figurano quadri patologici quali la depressione, l’alcolismo, l’iperattività sino alle pratiche autolesionistiche e al suicidio.
Anche se oggi viene preferita la denominazione “disturbi della nutrizione e dell’alimentazione” la sigla DCA è rimasto come elemento di conoscenza nella comunicazione pubblica.

Nel tempo le scienze mediche hanno messo a punto un’accurata classificazione delle varie tipologie di DCA, distinte e descritte in base a schemi di comportamento alimentare.
L’anoressia, ossia il rifiuto ostinato di assumere cibo è probabilmente la forma più conosciuta, essendo diffusa particolarmente fra le adolescenti dove, tra le cause più ricorrenti, si riscontra la strutturazione di una cattiva immagine di sé e del proprio corpo; talvolta in forme ossessive. Per tali ragioni l’anoressia è frequentemente declinata in “anoressia nervosa”.
Dopo l’anoressia è la “bulimia nervosa” ad attirare l’attenzione di medici e psicologi. La bulimia è caratterizzata da episodi ricorrenti di abbuffate di cibo seguite talvolta da pratiche compensative come il digiuno, il vomito indotto, l’impiego di lassativi e attività fisica intensa e prolungata.

Nella letteratura medica anglosassone è descritto anche il “disturbo da alimentazione incontrollata”, detto anche BED (binge-eating disorder), caratterizzato da episodi di ingestione compulsiva di cibi.
Tipologie poco note dei DCA sono il “picacismo” (o “pica”) che consiste nell’ingerire sostanze non alimentari come legno, cotone e talvolta carta e terra e il “disturbo da ruminazione”, ossia il rigurgito di cibo anche in assenza dei normali stimoli di nausea, disgusto etc.
I dati epidemiologici sulla diffusione dei DCA sono preoccupanti: in Italia si stimano circa 3 milioni di persone interessate dalle problematiche correlate, con un picco particolare nella fascia adolescenziale; al San Raffaele di Milano è da tempo attivo il Centro Disturbi del Comportamento Alimentare.
Ma quella medica-psicologica non è l’unica risposta a questa piaga sociale.
Il 15 marzo 2011 la 17-enne Giulia Tavilla muore per le conseguenze della bulimia; il padre Stefano reagisce alla tragedia famigliare dando vita all’associazione “Mi Nutro Di Vita”, con lo scopo di diffondere e promuovere la conoscenza, prevenzione e il trattamento dei DCA.
Accanto a “Mi Nutro Di Vita” sorgono “Così Come Sei”, promossa da Francesca Lazzari (che ha perso uno dei suoi quattro figli), “Perle Onlus”, fondata da Mariella Falsini, che la malattia la conosce da vicino, Simona Corridori, ideatrice del “codice lilla” e Maria Carla Martinuzzi.
L’impegno associazionistico si è concretizzato nell’istituzione, a Grosseto, della “Fondazione Fiocchetto Lilla” e della “Giornata del fiocchetto lilla” dedicata ai DCA, da celebrarsi il 15 marzo di ogni anno.
A Viterbo la “Giornata del fiocchetto lilla” vede la partecipazione delle farmacie della provincia e dell’Associazione Donna Donna onlus, con la campagna “vinciamo insieme i disturbi alimentari” comprendente, fra l’altro, la diffusione di un poster informativo ricavato da un opuscolo pubblicato dal Ministero della salute. Inquadrando il QRcode presente sul poster sarà possibile accedere al materiale informativo del ministero.

Questo articolo è il contributo di TusciaTimes a colorare di lilla questo importante appuntamento viterbese.

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