Il comitato Liberi cittadini scrive al direttore generale della Asl, Bianconi

Riceviamo dal Comitato Liberi Cittadini la lettera aperta già recapitata al Direttore Generale della ASL di Viterbo e pubblichiamo: “Gentile dottor Egisto Bianconi, siamo un gruppo di cittadini viterbesi, amici di Anna, una signora di settanta anni che purtroppo è venuta a mancare il 3 febbraio al Pronto Soccorso dell’ospedale di Viterbo, da pochi giorni intitolato a Santa Rosa.

Ci rivolgiamo a lei, con una lettera aperta, nella sua qualità di Direttore Generale della ASL per chiederle un impegno affinché sia possibile apportare correttivi alla rigidità di quei protocolli di gestione del malato che conducono la persona a un alienante isolamento e a un’angosciante lontananza dai suoi affetti proprio nel momento in cui, avvicinandosi la morte, sta affrontando la prova più difficile dell’intera sua esistenza. Parliamo di persona proprio perché, anche in occasione della recente inaugurazione della nuova ala dell’ospedale, è stato solennemente riaffermato che la dignità dell’essere umano, nella sua irripetibile unicità, deve essere al centro di tutta l’azione delle cure sanitarie, in particolare quelle erogate nell’ospedale pubblico.

Ebbene, è proprio questa attenzione alla persona che è venuta a mancare nel caso di Anna, non in conseguenza di qualche mancanza individuale degli operatori, ma a causa di un modello generale di sanità che, guadagnando in tecnicalità e procedure standardizzate, ha però perso in umanità e sensibilità verso i malati, rischiando di alienare i loro diritti più fondamentali.

Il caso di Anna è esemplare di quelle persone che vivono da sole, senza una propria famiglia che si prenda cura di loro in caso di bisogno. Quando succede che questi uomini e donne abbiano una cerchia di amici che sta loro vicino e che di fatto costituisce la loro nuova famiglia, la società dovrebbe riconoscere questa realtà diversa da quella tradizionale, concedendole analoghi diritti e titoli, quanto meno quando questa “nuova famiglia” chiede di restare vicino al malato in momenti cruciali della sua vita.

Anna aveva un fratello, il quale, per cause che esattamente non conosciamo, era impossibilitato a venire all’ospedale. Il Pronto Soccorso, in ciò evidentemente attenendosi alle regole esistenti, ha lungamente ritardato la possibilità di un contatto tra Anna e qualcuno di diverso dal fratello. In vari
momenti delle due giornate in cui Anna è rimasta ricoverata, fuori del Pronto Soccorso siamo stati anche in otto noi suoi amici che chiedevamo che uno di noi potesse entrare per starle vicino nei suoi ultimi istanti. Purtroppo tutta la comunicazione è avvenuta esclusivamente con agenti del personale di sicurezza del nosocomio. L’impressione di una “militarizzazione” dell’ospedale è stata inevitabile, e nel caso specifico non ne vedevamo le ragioni. Un pronto soccorso non può così tanto
assomigliare a un carcere, non è accettabile.

La questione – lo sappiamo bene – chiama in causa il paradigma troppo alienante e spersonalizzante della medicina contemporanea, ma è proprio su questo livello che vorremmo “sfidarla” , dottor Bianconi, partendo dal caso della nostra cara amica Anna.

Le chiediamo quindi formalmente di rivedere almeno in parte le norme del rapporto tra Pronto Soccorso, malato e amici/parenti del malato, affinché si tenga presente che in gioco ci sono sempre esseri umani con tutta la loro sensibilità e dignità, i quali possono trovare giovamento non soltanto dai farmaci, ma anche dalla affettuosa vicinanza di una persona cara.

Sarebbe bello che il nostro ospedale Santa Rosa si distinguesse tra gli altri iniziando a prestare maggiore attenzione agli aspetti umani e interpersonali che inevitabilmente vengono a intrecciarsi con quelli puramente medico-sanitari.

La ringraziamo della cortese attenzione e porgiamo i nostri migliori saluti”.

Mauro Bagella, Maurizio Biagiarelli, Marco Bianchi, Giuliana Carcereri, Andrea Di Maio, Marialisa Monna, Maria Pocci, Marco Santoni, Marie Noelle Urech, Maurizio Zappanico

( VITERBO INSIEME – C.LI.C. Comitato Liberi Cittadini )

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