Il delitto del secolo

VITERBO – Agli occhi di Dante la deve aver fatta grossa Guido di Montfort se è vero che la sua ombra se ne sta “da l’un canto sola” nel girone infernale dei violenti dentro il Flegetonte (tipo Bulicame). Ce lo ha ricordato Giancarlo Bruti nell’allestimento – con la compagnia “La Contesa” – di una rappresentazione sulla barbara uccisione di Enrico di Cornovaglia da parte del Montfort riproposta l’altra sera a Viterbo davanti alla Cattedrale e al cospetto del Palazzo dei Papi. Spettatori numerosi e incuriositi, alcuni del tutto a digiuno del fattaccio del marzo 1271 che fece il giro d’Europa. Guido s’è meritato il cartellino rosso (scomunica) del neo pontefice Gregorio X che però gli ridurrà la pena qualche mese dopo. Restano in ogni caso le tribolazioni inflitte da Dante.
Lo spettacolo, sullo sfondo di una scenografia di pietra ancora calda per il tepore di questa lunga estate, ci conferma due realtà. La prima che piazza san Lorenzo è sempre più un palcoscenico ideale ed esclusivo per ogni tipo di rappresentazione dal vivo. Non solo opere liriche. E poi che la nostra città non dimentica il passato e che sostiene a denti stretti l’identità del luogo. Nel caso di Enrico di Cornovaglia la viterbese “Contesa” lo ha fatto con passione, anche nei limiti di una recitazione spontanea che s’avvicina ai canoni della commedia dell’arte di trecentesca memoria, come ha sottolineato Vincenzo Ceniti del Touring Club coordinatore del Comitato Dante VII nel cui cartellone rientrava lo spettacolo.
Questa modalità di rappresentazione a canovaccio è stata avvalorata dai monologhi del giovane Enrico e del pontefice Gregorio X, ieratico nei suoi ammonimenti. Il loro dire aveva il pregio di una velata improvvisazione. Il testo, scritto da Bruti con rigorosa puntualità storica (sua anche la regia), ci ha raccontato gli episodi della Bella Galiana, dell’assedio della città nel 1243 da parte di Federico II e del famoso conclave (compreso lo stragemma dello “scoperchiamento” della Sala), passando per l’eccidio del dodicenne pretendente al trono dell’Inghilterra in piazza san Silvestro accanto all’allora palazzo comunale. .
Insieme ad un gruppo di popolane (con una spigliata Maria Mutolo) che si rifacevano al ruolo del coro della tragedia greca, si sono mossi Giancarlo Bruti (Araldo Lazillotto e San Bonaventura), Osvaldo Velo (Podestà Corrado di Alviano), Antonio Romanelli (doppio ruolo: Capitano del Popolo Raniero Gatti e Guido di Montfort), Lorenzo Doppieri (Simone di Montfort), Francesco Romanelli (Enrico di Cornovaglia) e Francesco Vercalli (papa Gregorio X). Voce recitante per opportune didascalie storiche di Anna Antognini (foto di Mariella Zadro).
Prossimo appuntamento dantesco il 16 Ottobre a Viterbo in Cattedrale per un “Omaggio” al pontefice Giovanni XXI (morto a Viterbo nel 1277) unico papa portoghese e unico papa messo da Dante in Paradiso. Saranno presenti il card. portoghese Josè Tolentino de Mendonca e l’Ambasciatore portoghese presso la Santa Sede, Antonio de Almeida Lima. .

Dante VII (settembre 2021)

Nelle foto, Giancarlo Bruti (San Bonaventura) e la scena dell’uccisione di Errico di Cornovaglia.

 

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