Il futuro essere umano sarà di plastica

L’infiltrazione delle Microplastiche negli Organi Umani: Un Evento Veramente Preoccupante. Negli ultimi anni la questione delle microplastiche è emersa come una delle più gravi sfide ambientali e sanitarie globali del nostro tempo.

Ormai è un dato di fatto che le microplastiche rappresentano un pericolo non solo per l’ambiente e gli animali, ma anche per gli esseri umani.

Recenti ricerche hanno rivelato che queste minuscole particelle di plastica si accumulano negli organi umani, compreso il cervello, ponendo interrogativi allarmanti sulla nostra salute e benessere.

Le microplastiche si trovano in abbondanza nell’aria che respiriamo, nell’acqua che beviamo e negli alimenti che consumiamo. Il fenomeno è aggravato dal fatto che pesci e altri organismi marini che consumiamo, ingeriscono anch’essi queste particelle, accrescendo il rischio di esposizione per gli esseri umani. In questo contesto, diventano ogni giorno di più evidenti le implicazioni per la salute, le quali non sono ancora completamente comprese.

Studi condotti negli ultimi anni hanno riportato rilevamenti di microplastiche in vari organi umani, tra i quali polmoni, fegato, reni, placente e, particolarmente allarmante, nel cervello.

Sedat Gündoğdu, ricercatore presso l’Università di Cukurova in Turchia, sottolinea la necessità di dichiarare un’emergenza globale l’inquinamento atmosferico derivato dalla plastica. Al di là della loro presenza è preoccupante il numero crescente di studi che associa il deposito di microplastiche a patologie come lo stress ossidativo, l’infiammazione e le malattie cardiache.

Uno studio condotto da Matthew Campen, tossicologo e professore all’Università del New Mexico, ha rivelato che il cervello di individui deceduti contiene una quantità di microplastiche dieci volte superiore rispetto ad altri organi. Nelle autopsie effettuate 24 campioni di cervello esaminati nel 2024 contenevano il 0,5% di plastica, un dato scioccante e inedito che invita alla riflessione circa la crescente contaminazione.

Particolare preoccupazione suscita il fatto che, nei campioni di pazienti affetti da demenza senile, come l’Alzheimer, la concentrazione di microplastiche era fino a 10 volte superiore rispetto ai campioni sani. Questi osservabili eventi sollevano interrogativi sul potenziale nesso tra l’accumulo di microplastiche e le malattie neurodegenerative.

Studi recenti hanno evidenziato la presenza di poliestere e polietilene nel midollo osseo e nel rivestimento delle articolazioni. Si è osservato che il 100% dei campioni di articolazioni esaminati conteneva microplastiche, suscitando preoccupazioni anche riguardo ai disordini muscoloscheletrici.

La Food and Drug Administration americana ha dichiarato che le prove scientifiche attuali non sono sufficienti a stabilire una correlazione diretta tra le microplastiche e danni alla salute, ma i ricercatori e gli esperti di salute pubblica avvertono che la riduzione dell’esposizione è fondamentale.

I potenziali impatti sulla salute delle microplastiche, in particolare la complessità delle reazioni organiche ed il rischio di carcinogenicità, richiedono ancora ulteriori ricerche.

I rischi connessi non sono limitati solo alla plastica in sé, ma comprendono anche le sostanze chimiche ad essa collegate, come gli ftalati, noti per contribuire a problemi cardiovascolari e a disturbi endocrini. Alcuni esperti consigliano di ridurre l’assunzione di cibi confezionati e di evitare l’uso di contenitori di plastica, evidenziando l’importanza di mantenere regimi alimentari sani e naturali.

Negli ultimi tempi l’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente ha avviato discussioni su un trattato globale per affrontare seriamente l’inquinamento da plastica. Tuttavia, questo processo è ancora nelle sue fasi iniziali. In attesa di sviluppi normativi e scientifici, è fondamentale che i cittadini prendano coscienza della situazione e adottino modalità di vita più sostenibili.

La presenza di microplastiche negli organi umani rappresenta quindi una sfida cruciale e complessa. La crescente evidenza delle loro implicazioni sulla salute non deve essere sottovalutata e una maggiore collaborazione tra scienziati, politici e società civile è necessaria per affrontare questa emergenza globale. Solo attraverso un approccio concertato potremo ridurre l’inquinamento da plastica e proteggere la salute delle future generazioni.

Grazie

Dr. Giovanni Ghirga

Pediatra

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