di ANNA MARIA STEFANINI-
VITERBO- Gli scrittori professionisti inventano storie e personaggi per raccontare la condizione umana. Marcello Alberti inverte il paradigma; lui che scrittore professionista non è (almeno fino a questo momento) mette sulla pagina storie vere.
Pier Paolo Pasolini diceva di preferire gli attori non professionisti nei suoi film per “raccontare il reale attraverso il reale”; i personaggi messi sulla pagina da Marcello Alberti sono i tanti che hanno attraversato la sua carriera professionale di medico ospedaliero, rilasciando un’impronta impossibile da non condividere.
L’ospedale è il macrocosmo dove probabilmente le relazioni umane si fanno più penetranti e il rapporto con la parte interiore delle persone non è un’istanza astratta ma esperienza quotidiana.
Location della presentazione la sede dell’Ordine dei medici di Viterbo; compito di presentatore il dott. Bruno Mongiardo, che ha anche firmato la prefazione.
Ovviamente non si è trattato di un convegno di carattere scientifico ma non per questo meno valido sul piano degli esiti professionali perché l’incontro ha finito per toccare temi fondamentali quali la dimensione etica e umana del lavoro del medico e le interazioni emozionali le quali entrano di diritto nei protocolli terapeutici; un viaggio nel passato per conoscere meglio il presente della professione e sperare in un futuro in cui, parallelamente all’innovazione dell’intelligenza artificiale e alle tecnologie, la parola d’ordine sia sempre e comunque una: umanità.
“Orsù che l’ora è tarda, incipiamo con cortese sollecitudine” è dunque un diario autobiografico scritto dall’autore durante i due mesi di ferie prepensionamento. Il titolo deriva dal tormentone con cui sollecitava medici, caposala e infermieri alla visita mattutina. Tratta prevalentemente della sua vita professionale di medico ospedaliero, iniziando dagli studi universitari “matti e disperatissimi” per continuare con il servizio militare e poi con il faticoso lavoro di corsia. Un documento importante lasciato alle giovani leve che, nonostante le attuali difficoltà, decidono di lavorare in ospedale, come medici o paramedici. Tra neologismi, episodi divertenti e goliardici l’autore affronta le problematiche attuali della nostra sanità che rendono poco appetibile e rischioso il lavoro in ospedale. Si percepisce da un lato la volontà di trattare le varie criticità senza astio ma con ironia, dall’altro la sua repulsione per tutto ciò che è politicamente corretto, per chi si diletta a fare senza vergogna “il salto della quaglia” e per coloro che abusano delle richieste di risarcimento . Da ultimo l’autore si prende la rivincita andando in pensione anzitempo per cercare di recuperare in parte quegli anni sacrificati allo studio, abbandonando un sistema ospedaliero politicizzato nel quale non si riconosce più, con la speranza di essere ricordato come un buon medico, ma soprattutto come uomo onesto non disponibile a troppi compromessi.
Il dott. Bruno Mongiardo ha introdotto l’incontro con l’autore affermando:
“È un libriccino che si legge piacevolmente, scritto in un buon italiano, che raccoglie considerazioni polemiche e ironiche di una vita dedicata al rapporto con l’umanità.” Molto profonde le riflessioni di Mongiardo:
“Essere colleghi vuol dire vivere una parte di vita insieme, instaurando rapporti professionali e umani nella stessa contestualità. Come vorremmo che fosse questa società? Una società fondata sull’ empatia.
È più facile prendere invece oggi una denuncia che “un panettone”: quando i sentimenti non si incontrano più, viene a mancare l’intelligenza affettiva, l’interazione emotiva che è invece fondamentale nella nostra professione e nei rapporti umani. Il libro comincia con una citazione di Asclepiade di Bitinia, filosofo e medico di Cicerone, autodidatta. Alcune caratteristiche di Marcello sono quelle che ogni medico dovrebbe avere:
puntualità, serenità d’animo che si trasmette al paziente, precisione e quella sicurezza che nasce dalla competenza.” Poi il dottor Mongiardo ha accennato all’importanza che riveste l’intelligenza emotiva anche in medicina. La folta platea presente nella sala istituzionale dell’Ordine dei Medici ha ascoltato con estrema attenzione e fatto un plauso a queste importanti riflessioni, condividendole. In effetti, l’autore del libro è sempre stato uno di quei medici che sa accogliere il paziente con il sorriso e con quella calma dettata da competenza, professionalità e umanità.
Il dott. Augusto Compagnoni ha poi ricordato:
“La prima presentazione fatta in ospedale è stata goliardica, ma oggi, in questa sede istituzionale, sarà più seriosa. Noi medici “maturi” abbiamo vissuto l’ascesa e la caduta della sanità pubblica e il predominio attuale della medicina difensiva nella nostra cultura medica. La legge 833 è stata fonte di grandi dibattiti; era strutturata sul modello inglese, quando già in Gran Bretagna era in crisi. Abbiamo importato dagli Usa l’aziendalizzazione delle ASL.
Veniamo alla medicina difensiva: 35000 procedure di richiesta di indennizzo dei pazienti. Solo il 7 % delle richieste vengono accolte, ma è difficile svolgere con serenità la professione di medico ospedaliero. Il Parlamento italiano si è più volte posto il problema. Sono state fatte molte riforme sul tema.
Abbiamo dato grande impulso all’attività ambulatoriale.
Il libro di Marcello, scritto in maniera brillante e arguta, dà delle speranze ai medici più giovani, sperando che in futuro si possa guardare il mare tranquillo, come si vede sulla copertina”.
Marcello Alberti, l’autore, ha così commentato:” Il libro è leggero e parte “dallo studio matto e disperatissimo” che feci da studente. Non è un libro pessimista, ma dà una visione reale della vita ospedaliera. Ora il problema della medicina difensiva è diffuso, così come lo stare sempre sulla difensiva: i pazienti leggono su internet le cure e pensano di saperne di più del medico. I medici di oggi conoscono bene l’informatica e l’inglese. Non è opportuna questa aziendalizzazione nè vorrei lo smantellamento del sistema sanitario pubblico.”
Il dott. Mongiardo ha infine evidenziato alcuni aspetti della medicina contemporanea:
“Ora l’intelligenza artificiale accentuerà ancora di più la frattura fra le vecchie e le nuove generazioni.
Le persone sono simili ma non uguali e le linee guida non valgono per tutti in modo generalizzato, come potrebbe far pensare l’intelligenza artificiale. Poi usa una similitudine: prima la sarta faceva vestiti su misura che, indossati,. Andavano a pennello alla persona cui erano destinati. Ora i vestiti confezionati non stanno bene a tutti. Ogni singolo paziente reagisce in modo diverso alle cure, dettate da cuore e competenza che devono andare di pari passo.”.
Non ci resta che …leggere. Grazie al dott.Marcello Alberti per il suo libro “Orsù che l’ora è tarda”- La caravella editrice.