“Il Nazareno” è la nuova opera di Rolando Di Gaetani in ricordo della Passione di Cristo

di MARIA ANTONIETTA GERMANO –

VITERBO – “Il Nazareno” è la nuova opera di realismo tridimensionale del Maestro d’Arte Rolando Di Gaetani che ricorda la Passione di Cristo, un bassorilievo nato da una sua esigenza interiore che lo porta ad esplorare nuovi percorsi creativi.

Com’è nata questa nuova opera?

“Questo quadro – spiega l’artista Rolando Di Gaetani – è una rivisitazione dell’arte che parte addirittura dall’antica Grecia, dall’arte egiziana, opere che prima modellavano e a cose ben finite, arrivano i pittori (Pompei è un esempio) che poi dipingevano a colori le statue, in modo da farle sembrare vive. Questa usanza è stata utilizzata anche negli anni che vanno dal Settecento all’Ottocento, e le chiese hanno accolto statue in gesso colorate partite da questo tipo di artigianato di arte consolidata nel tempo. Però quell’arte puntava solo a opere di maniera, io ho puntato a un impatto più forte, perchè nel mio bassorilievo il viso si sporge all’esterno ed è evidenziato il filo spinato sulla testa che crea la corona di spine mentre i capelli, fatti con la canapa, danno un senso realistico all’opera”.

Il quadro come è stato composto?

“E’ composto da diversi materiali – precisa Rolando Di Gaetani – uno dei materiali più importanti è lo stucco romano, cioè quello stucco che i Romani usavano per modellare le cornici, i bassorilievi, tutto ciò che era ornato all’interno e all’estreno delle formelle. E’ un impasto, formato da gesso amorfo, (gesso che ha perso la presa, che non tira), calce viva, polvere di marmo e un’aggiunta di collante organico.Fatto tutto il lavoro della sgrossatura, va rifinito. Si fa uno stucco a una presa più leggera per fare il modellato e tutti i passaggi sfumati che si vedono sull’opera. Sul volto, il muscolo corrugatore del sopracciglio, lo zigomo, la mandibola, i muscoli del naso. Per farli vedere bene bisogna andarci sopra con questo stucco leggero e sfumarli a mano.

“La parte della stuccatura in bianco è bella perchè ti dà il chiaroscuro delle ombre, ma ho preferito un effetto più di impatto, più violento, che ricorda la Passione di Cristo. L’opera l’ho portata a un colore di pelle che sembra bruciata dal sole con degli spunti metallici. E’ un’opera di alto rilievo concepito per farlo staccare dal fondo della tavola di base, che è liscia, e dare l’impressione che il volto del Cristo morto uscendo dalla cornice annunci la fine della sofferenza. In alto porta le lettere Alfa e Omega (la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, usate come simbolo cristiano). Al centro ho scritto INRI  (Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum) per ricordare la scritta latina posta sulla croce di Gesù, secondo quanto riportato nei Vangeli”.

Un quadro emozionante che presto sarà esposto in una chiesa.

 

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