Il programma elettorale della Uspp per salvare la polizia penitenziaria

“E’ partita la campagna elettorale dei partiti politici, in vista delle prossime elezioni del 25 settembre, e l’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria intende consegnare al nuovo Governo e al rinnovato Parlamento il programma stilato per salvare la Polizia Penitenziaria dall’attuale sfacelo in cui è costretta ad operare. Il programma si compone di quattro pilastri fondamentali che consentirebbero di migliorare le condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari, la vivibilità della popolazione detenuta e la sicurezza nelle carceri”, così annuncia Giuseppe Moretti, Presidente del sindacato USPP.
“Il sistema penitenziario, a causa di modifiche introdotte negli ultimi anni, è ormai giunto a livelli di
inadeguatezza tali da farci ritenere che si corra il rischio di più gravi conseguenze per l’incolumità
fisica e psichica del personale del Corpo, ed è per questo motivo che invieremo questo programma a tutte le componenti politiche che si candidano alla guida del Paese, e più segnatamente a quelle che considerino che un agente di Polizia Penitenziaria ferito in carcere costituisca un colpo inferto allo Stato”, prosegue Francesco Laura, Vice Presidente della USPP e responsabile del Coordinamento dei dirigenti di Polizia Penitenziaria iscritti al sindacato.
“I numeri parlano da soli. Al 30 giugno 2022, la popolazione detenuta presente negli istituti penitenziari italiani è di poco inferiore alle 55.000 unità, a fronte di una capienza regolamentare di 50.900 posti. C’è, dunque, un 8% in più rispetto al sopportabile, di cui circa 18.000 detenuti stranieri.
Il personale del Corpo di polizia penitenziaria in attività è pari a 37.000 unità, rispetto ad una pianta
organica di circa 42.000 poliziotti penitenziari, già falcidiata dalla c.d. Legge Madia del Governo Renzi di 4.000 agenti. Quindi, mancano all’appello il 12% di unità complessivamente. Se scorporiamo il dato del personale che svolge compiti istituzionali o connessi ad essi in servizi non strettamente penitenziari ma necessari al funzionamento del Corpo, circa 3.000 unità, capiamo bene che rispetto all’endemico sovraffollamento dei detenuti sussiste una sensibile carenza del personale di Polizia Penitenziaria, che rende il lavoro degli agenti in carcere molto arduo”, sostiene Giuseppe Moretti.
“Per questa ragione”, prosegue il Presidente Moretti, “abbiamo individuato i seguenti quattro punti
essenziali che agevolerebbero la soluzione dei problemi attuali:
1) assunzioni di almeno 4.000 unità di Polizia Penitenziaria, oltre a quelle necessarie per la copertura del turn over, da assumere entro il 2023 anche attraverso lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi banditi, per consentire un corretto e puntuale controllo interno e assicurare più adeguati profili di sicurezza delle strutture penitenziarie;
2) modificazione dell’attuale e fallimentare modello custodiale delle c.d. celle aperte, che ha reso i
detenuti ingestibili, senza un idoneo controllo da parte della Polizia Penitenziaria e senza lo svolgimento di adeguate attività rieducative che la Costituzione richiama;
3) costruzione di nuove carceri, idonee alla realizzazione del mandato costituzionale e delle direttive
europee in tema di tutela dei diritti dei detenuti, anziché procedere a provvedimenti legislativi svuotacarceri, ad ogni aumento della popolazione detenuta ritenuta eccessiva;
4) gestione diversificata dei soggetti ristretti con disagi psichici, specie di quelli sottoposti a misure
di sicurezza che, ope legis, dal 2015, non dovrebbero essere in carcere, ma nelle REMS, residenze
per l’esecuzione delle misure di sicurezza, strutture sanitarie che fanno capo alle ASL e che, per mancanza di risorse finanziarie, non sono state realizzate in modo tale da accogliere il numero che
prima era ospitato negli aboliti Ospedali Psichiatrici Giudiziari”.
“Al nuovo Governo, che speriamo dimostri maggiore sensibilità verso le condizioni di lavoro di una delle quattro forze di polizia che assicura la sicurezza e la legalità in carcere, come esponenti di uno
dei sindacati maggiormente rappresentativi della Polizia Penitenziaria, chiederemo di investire risorse finanziare adeguate per la realizzazione dei quattro punti sopra sinteticamente descritti, non
senza dimenticare che il personale di Polizia Penitenziaria va preservato dalle continue aggressioni
subìte da parte dei detenuti, attraverso la fornitura di opportune dotazioni strumentali, come il taser, l’automazione dei cancelli delle carceri, la scrittura di chiare ed inequivocabili regole di ingaggio sugli interventi operativi posti in essere in occasione degli eventi critici che si verificano, che spesso sono causa di attacchi strumentali verso i Comandanti degli istituti penitenziari e gli agenti, che, ricordiamo, con grande spirito di sacrificio e professionalità e, soprattutto, con alto senso dello Stato, costituiscono l’ultimo baluardo di legalità in luoghi in cui essa deve essere riaffermata” aggiunge Francesco Laura.
“Se non vedremo un cambio di rotta rispetto a queste tematiche e se continueremo ad assistere alla destrutturazione del Corpo di polizia penitenziaria e alla percezione di vivere in carcere come se si alloggiasse in un hotel di lusso non per i soli rubagalline, ma anche per i boss e per i narcotrafficanti, come testimoniano importanti autorità come Sebastiano Ardita, allora a settembre faremo sentire la nostra voce, non solo in piazza ma anche nelle urne, perché siamo davvero stanchi di vedere i nostri colleghi come le vittime sacrificali della colpevole inerzia della politica riguardo ad un sistema penitenziario che va ridisegnato e ricalibrato alle mutate esigenze”, conclude aspramente il leader del sindacato USPP Giuseppe Moretti”.

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