Il solstizio d’estate fra scienza e poesia

di ANNA MARIA STEFANINI-

Il solstizio (dal latino solstitium, composto da sol-, “Sole” e -sistere, “fermarsi”) è, in astronomia, il momento in cui il sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, il punto di declinazione massima o minima.

Il  Solstizio d’estate è il momento esatto che, nel mese di giugno e nell’emisfero boreale, sancisce il passaggio astronomico dalla primavera alla stagione estiva e coincide col giorno più lungo dell’anno. L’evento si verificherà oggi, esattamente alle 14:58 UTC, le 16:58 in Italia. Dopodichè le giornate inizieranno a diventare più corte.

Il fenomeno è dovuto all’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre rispetto all’eclittica.

Nel corso di un anno il solstizio ricorre due volte: il Sole raggiunge il valore massimo di declinazione positiva nel mese di giugno(segnando l’inizio dell’estate boreale e dell’inverno australe) e negativa in dicembre (marcando altresì l’inizio dell’inverno boreale e dell’estate australe).

Il solstizio avviene quando il Sole, nel suo moto apparente lungo le costellazioni dello Zodiaco si trova più a Nord rispetto all’Equatore celeste: una posizione che ne garantisce la massima permanenza al di sopra dell’orizzonte e spiega perché il giorno del solstizio d’estate sia il più lungo dell’anno, nel senso che il periodo di luce ha la massima durata.
L’estate o la si ama o la si odia. Non ci sono mezzi termini. Quel che è certo è che si tratta della stagione più attesa dell’anno, in cui molti di noi riescono a prendersi un po’ più di tempo per sé, per viaggiare o rilassarsi, per rallentare. In occasione del solstizio d’estate vogliamo farvi scoprire una bellissima poesia di Giorgio Caproni, intitolata proprio “Vento di prima estate”.

A quest’ora il sangue
del giorno infiamma ancora
la gota del prato,
e se si sono spente
le risse e le sassaiole
chiassose, nel vento è vivo
un fiato di bocche accaldate
di bimbi, dopo sfrenate
rincorse.

In soli nove versi, fra l’altro brevi e apparentemente semplici, Giorgio Caproni ci trasporta dentro un paesaggio estivo che pare quasi un affresco di luci e voci. La visione, fatta di metafore, enjambents, sinestesie e assonanze, ci pone dinanzi agli occhi l’idea delle prime sere d’estate, quando l’imbrunire si fa tardo e i giochi, le compagnie e le luci sono ancora vivi per le strade.

Quella che in apparenza sembra una descrizione sensoriale di una tipica serata estiva, in realtà nasconde altro. Il non detto che si cela dietro a “Vento di prima estate” si percepisce immediatamente, anche dopo una prima lettura. Il movimento che pervade ogni singolo verso sembra nascondere, infatti, l’affresco di un volto che, infuocato e accaldato, sta vivendo un attimo di concitazione.

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