Lc 1,39-45
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Parola del Signore
COMMENTO: L’ultima domenica di Avvento ci offre un’immagine straordinaria: Maria, giovane madre in attesa del Redentore, si reca in visita alla cugina Elisabetta. Questo episodio evangelico, ricco di significati teologici, pedagogici e umani, invita a fare del Natale una festa di incontro e vicinanza, soprattutto verso i più fragili.
Maria, una ragazza di appena 16 anni, porta nel grembo il Figlio di Dio, concepito per opera dello Spirito Santo. Nonostante la sua giovane età, si mette in viaggio verso la regione montuosa di Giuda per raggiungere Elisabetta, ormai anziana, che miracolosamente aspetta un figlio: Giovanni Battista, il precursore di Cristo. Il gesto di Maria è immediato, concreto e generoso, sottolineato dall’evangelista Luca, che descrive come “si alzò e andò in fretta”.
All’arrivo, il saluto affettuoso di Maria riempie Elisabetta di Spirito Santo e provoca un momento straordinario: il bambino nel grembo di Elisabetta, Giovanni, sussulta di gioia. In risposta, Elisabetta proclama Maria “benedetta fra le donne” e il bambino che porta nel grembo “benedetto”. Con stupore, Elisabetta si domanda: “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?” La visita, inattesa ma profondamente gradita, diventa un’occasione di gioia e gratitudine.
Elisabetta riconosce in Maria la beatitudine di chi crede nell’adempimento delle promesse di Dio. Questo incontro si collega direttamente al mistero dell’Incarnazione: non è solo Maria a visitare Elisabetta, ma anche Gesù, già presente e in formazione nel grembo della giovane madre. È un segno dell’amore divino che si manifesta nella concretezza delle relazioni umane.
In questa vigilia di Natale, l’episodio ci invita a riflettere sulla bellezza dell’incontro e sull’importanza di accogliere gli altri, specialmente i più vulnerabili. Come Maria e Giuseppe, pienamente coinvolti nel progetto di redenzione divina, siamo chiamati a portare speranza e amore, lasciandoci guidare dalla luce del Dio fatto carne. Questo è il cuore del Natale: un mistero che illumina ogni cuore di buona volontà.
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