Il Vangelo della domenica, Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

Vangelo

Gv 6,51-58
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Parola del Signore

COMMENTO: Oggi celebriamo la solennità del Corpus Domini, una festa che ha una lunga storia e una tradizione consolidata legata alla processione che coinvolge intere comunità cristiane. Questa festa è collegata al Sacramento dell’Eucaristia, istituito da Gesù durante l’ultima cena prima della sua Pasqua e strettamente legato alla Prima Comunione dei fedeli cattolici quando si avvicinano per la prima volta a ricevere il Corpo del Signore, di solito in giovane età.

L’Eucaristia, sebbene faccia riferimento esclusivamente alla Pasqua di Cristo come memoria e attualizzazione di quell’evento in modo non sanguinoso ma sacramentale, in realtà ha radici nella Pasqua ebraica, come indicato nella prima lettura del giorno. Mosè parlò al popolo, invitandolo a ricordare il cammino che Dio li aveva fatto compiere nel deserto per metterli alla prova e umiliarli, per vedere ciò che avevano nel cuore e se avrebbero osservato i suoi comandi. Dio li aveva umiliati, li aveva fatti provare la fame, ma poi li aveva nutriti con la manna, un cibo sconosciuto ai loro padri, per far loro comprendere che l’uomo non vive solo di pane, ma di tutto ciò che esce dalla bocca del Signore.

La storia dei quarant’anni di peregrinazione dallo schiavitù in Egitto alla Terra Promessa è segnata da sofferenze, prove, umiliazioni, ma anche dalla protezione e dalla vicinanza di Dio al suo popolo eletto, che non sempre era disposto ad ascoltare la sua voce, ma era alla ricerca di soddisfazioni materiali e cibo. Mosè non si limitava a chiedere al popolo di ricordare ciò che Dio aveva fatto per loro, ma sottolineava l’importanza di non dimenticare il Signore, il loro Dio, che li aveva liberati dall’Egitto e li aveva condotti attraverso il deserto, un luogo difficile e spaventoso.

In questa situazione di estrema povertà e privazione, Dio aveva fatto sgorgare l’acqua dalla roccia dura e aveva nutrito il suo popolo con la manna. Dio si occupava delle necessità primarie del popolo liberato dalla schiavitù, che era stato trasferito nella Terra Promessa.

Nel Nuovo Testamento, la Prima lettera di San Paolo ai Corinzi fa riferimento alla celebrazione della Pasqua cristiana come era stata istituita da Gesù e come veniva ancora celebrata dalla Chiesa. Paolo pone alcune domande sul modo di partecipare all’Eucaristia, evidenziando la comunione con il corpo e il sangue di Cristo attraverso il pane e il calice della benedizione. Sottolinea l’unità spirituale che si crea tra i fedeli attraverso l’Eucaristia, dove tutti partecipano allo stesso pane.

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