Il Vangelo della domenica, XXIII del tempo ordinario

Vangelo

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.

Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Parola del Signore

COMMENTO: Gesù in questo brano di Vangelo dice al sordomuto: Effatà, apriti! In aramaico, nel dialetto di casa, nella lingua della madre, ripartendo dalle radici: apriti, come si apre una porta all’ospite, una finestra al sole, le braccia all’amore. Apriti agli altri e a Dio. Se apri la tua porta, la vita viene.
Una vita guarita è quella che si apre agli altri: e subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. Prima gli orecchi. Perché il primo servizio da rendere a Dio e all’uomo è sempre l’ascolto. Se non sai ascoltare, perdi la parola, diventi muto o parli senza toccare il cuore di nessuno. Il «sordo che a malapena parlava» è ritratto dall’evangelista Marco come un personaggio completamente passivo. Non è stato lui a decidere di andare in cerca di Gesù,  ma sono stati altri a guidarlo e a presentarlo al Signore della vita e della liberazione. Questa passività indica il riconoscimento della propria fragilità e la necessità dell’aiuto solidale degli altri; indica l’umiltà di riconoscere la provvidenza di Dio che si manifesta in persone amiche. Gesù ha voluto mostrare a quel povero uomo che era figlio di Dio, che aveva la dignità di “essere umano” chiamato alla pienezza della comunione con Dio e con gli altri, senza essere oppresso da qualsiasi tipo di discriminazione. Come quell’uomo, anche noi vogliamo uscire, vogliamo aprirci e parlare apertamente con gioia.

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