Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Parola del Signore.
COMMENTO: La Liturgia della Parola di questa domenica ci propone come modelli di fede due figure di vedove, tratte dal Primo Libro dei Re e dal Vangelo di Marco. Entrambe sono in condizioni di povertà estrema e dimostrano la loro fede in Dio attraverso gesti di generosità. La prima vedova, incontrata dal profeta Elia, pur avendo solo un po’ di farina e olio, accoglie la richiesta del profeta e viene ricompensata da Dio, che non le fa mancare il necessario. La seconda vedova, osservata da Gesù nel tempio, offre le sue ultime due monete al tesoro, mostrando una dedizione completa e sincera a Dio, ben diversa dall’elemosina fatta dai ricchi del superfluo.
Questi due episodi biblici sottolineano che la vera fede consiste nell’affidarsi completamente a Dio, offrendo con gratuità anche quel poco che si possiede, senza calcoli né ostentazioni. Nella società antica, la condizione di vedovanza rappresentava una situazione di grande fragilità e bisogno, che Dio prendeva a cuore. Tuttavia, come ci insegna la Bibbia, l’aiuto divino non basta: è necessaria una risposta libera e consapevole di fede, unita alla carità verso il prossimo.
Il Vangelo evidenzia anche il contrasto tra la vedova e gli scribi, rappresentanti di una società che ostenta ricchezza e autorità, spesso a discapito dei poveri e con atteggiamenti di vanità religiosa. Gesù condanna questa ipocrisia, esaltando la figura della vedova come esempio di umiltà e di fede autentica, indicandola ai discepoli come un modello di vita cristiana. L’insegnamento di Gesù è chiaro: Dio non valuta la quantità di ciò che doniamo, ma la purezza delle intenzioni. Come afferma San Leone Magno, “sulla bilancia della giustizia divina non si pesa la quantità dei doni, ma il peso dei cuori”.
Questa riflessione ci invita a superare il formalismo e il desiderio di apparire, per ritrovare un rapporto genuino con Dio, ispirato dalla gratuità dell’amore di Cristo. La Vergine Maria, che disse “Eccomi” all’Angelo, è per tutti noi un modello perfetto di fede e generosità.
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