In ricordo di re Vittorio Emanuele III

Riceviamo dall’Associazione Culturale Patria e Monarchia e pubblichiamo: “Vittorio Emanuele III di Savoia fu Re d’Italia dal 29 luglio 1900 al 9 maggio 1946. Salì al trono a causa del regicidio del padre, Re Umberto I, assassinato a Monza per vile mano anarchica. Il 9 maggio 1946 abdicò in favore del Principe di Piemonte suo figlio, che divenne Re Umberto II, e partì per Alessandria d’Egitto con la Regina Elena. Qui morì il 28 dicembre 1947, CITTADINO ITALIANO A TUTTI GLI EFFETTI, dato che lo Statuto Albertino cessò di avere efficacia soltanto nel 1948. Come ebbe a dire magistralmente Aldo Mola:_”Lì rimase sepolto: “esule” nella memoria, dopo anni di isolamento ed emblema della riluttanza degl’italiani a fare i conti con la propria storia, corrivi ad attribuirsi collettivamente il merito dei successi e ad addebitare le sconfitte a “una persona, una persona sola”, al capro espiatorio di turno”.

Il 17 dicembre del 2017 le sue spoglie mortali tornarono finalmente in Patria, l’esilio repubblicano nulla più poté imporre, e furono traslate nella Basilica di Vicoforte a Cuneo, ricongiunte per l’eternità a quelle della Regina Elena ivi giunte già il 15 dello stesso mese.

Vittorio Emanuele III affrontò sempre e di persona i momenti difficili della vita della Patria, perché la Monarchia si fondava sullo Statuto che volle Carlo Alberto come patto irrevocabile nonché indissolubile tra il sovrano e la nazione. Il Re non era Superiore alle leggi, e Sua Maestà si addossò per questo principio anche colpe non sue.

Continuando a citare Mola:_”Nelle fasi critiche Vittorio Emanuele III fece molto di più di quanto gli fosse richiesto dallo Statuto. Non agì però mai per sé ma per quello che via via venne prospettato quale interesse generale dell’Italia”.

Sono stati 46 anni di regno non semplici da consegnare alla storia, ma di sicuro vissuti come primo dei figli di un’Italia amata fino alla fine. Era solito dire “l’uomo si illude di fare la storia. Ma la storia fa da sé”

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