Inaugurata a Vetralla la galleria d’arte e fotografica a cielo aperto di Lorenzo Cicconi Massi

di EMANUELE FARAGLIA –

VETRALLA ( Viterbo) – Inaugurata con una bella passeggiata per il centro storico la galleria d’arte e fotografica a cielo aperto realizzata grazie agli scatti del fotografo Lorenzo Cicconi Massi. L’iniziativa “RiScattiamo Vetralla” è stata presentata nella sala consiliare del palazzo comunale dal sindaco Sandrino Aquilani, l’assessore alla Cultura, Turismo e Comunicazione Daniela Venanzi e dal professor Andrea Natali. Il primo cittadino ha invitato tutti i concittadini a prendersi cura del territorio, a viverlo per fare in modo che sempre più visitatori, come i pellegrini sulla via Francigena, giungano a Vetralla e possano godere delle tante bellezze presenti.

“Il progetto – ha spiegato l’assessore Venanzi – è un gioco di parole, RiScattiamo sia in senso fotografico sia riscattiamo la città e si inserisce all’interno della più ampia iniziativa Vetralla Città Incantata. Da soli non si arriva da nessuna parte e ringrazio tutti i cittadini che hanno contribuito con la loro passione per il proprio territorio. A partire dalla Pro Loco, il mio braccio operativo, stanotte sono state installate le ultime fotografie, da Franco Conti a Stefania Carlini, Angela, tutti. Poi il gruppo Pulizia Estemporanea con Andrea Natali, Renzo Ferri e Amerildo Menditto che ha seguito con grande passione il progetto. Le opere fotografiche di Lorenzo Cicconi Massi, fotografo di fama internazionale, sono state corredate dalle panchine d’autore grazie al Movimento Artistico Vetrallese. La galleria a cielo aperto verrà sempre più arricchita. Grazie anche al sindaco, alla maggioranza e agli uffici competenti”.

Il prof Andrea Natali, conservatore di beni culturali, ha messo in luce soprattutto l’aspetto della vitalità del contenuto delle fotografie: “Lorenzo non ha fatto delle cartoline, ma cercava immagini vive. Quindi ha coinvolto persone, specialmente bambini, per rendere viva Vetralla. Lo abbiamo portato nel centro storico, poi al tempio di Demetra e all’eremo di San girolamo, poi nelle frazioni. Poi hanno partecipato anche fotografi locali. Cerchiamo ora di allargare i nostri orizzonti, facciamo apparire il territorio più bello possibile. La nostra comunità è bella, basta prendere gli aspetti positivi”.

Subito dopo è iniziata la passeggiata narrata con Natali che ha spiegato cosa rappresentassero i soggetti delle diverse fotografie che compongono la galleria. Dall’eremo di San Girolamo “era Fra Girolamo, ma ha fatto carriera…” che è situato nella faggeta depressa ed è circondato da carbonaie, come sanno bene i raccoglitori di funghi porcini. Poi la scena di un matrimonio, per la serie ‘c’era una volta’ con Porta Romana, o Porta Farnesiana, o Porta del Vignola, che in realtà è fu realizzata dall’architetto Guerzoni. Una porta bombardata nel ’44 dagli alleati per ostacolare la ritirata dei tedeschi. Sopra c’era una campana del ‘500 ora conservata nella chiesa di Tre Croci. Tra gli altri scatti c’è un panorama di Vetralla da Pian delle Crete dove spicca il campanile del duomo, un campanile realizzato all’inizio del ‘700 e così fatto perché si pensava fosse più resistente ai terremoti. In quel periodo infatti ce ne furono diversi. O Via del Cimitero Vecchio coi caratteristici archi che in realtà non sono antichi ma sono frutto dell’intervento del genio civile nel 35/40 prima della guerra. Archi che ormai sono diventati un segno distintivo di Vetralla. A Monte Fogliano, altra foto, c’è l’incontro casuale con ragazzi e visitatori che hanno dato vivacità all’opera. In pieno centro poi ecco la foto de La Cura, con la stazione che ne ha determinato lo sviluppo e che fu lì realizzata perché non si poteva scendere ai 400 ai 350 metri di Vetralla. Cura ricordata come “Sorridente soggiorno estivo” perché fino non molto tempo fa e prima della diffusione dei condizionatori, a Roma d’estate non si dormiva e quindi molti venivano in questi luoghi proprio per trovare un po’ di sollievo dal caldo. “E sapete – le parole del prof Natali – da dove deriva il nome Cura? È la riduzione di ‘Chiesa di Santa Maria del Soccorso per la cura delle anime del contado di Vetralla’”.

La foto dei pignattari, il mestiere tradizionale più diffuso fino ai primi del ‘900. Le varie famiglie avevano una fornace propria dove cuocevano le stoviglie, piatti e bicchieri. La particolare abilità consisteva nell’impilare i prodotti all’interno del forno, da qui il nome di ‘pilari’. Proprio a Vetralla anche le truppe francesi, quando invasero l’Italia, commissionarono migliaia di ‘vasi di comodo’ che, una volta riempiti dei bisogni, venivano posizionati nei comodini.

C’è anche una cornice vuota, che non è un errore, ma serve proprio per consentire ai visitatori di farsi una foto. A Piazza Garibaldi, che i cittadini continuano a chiamare piazza Sant’Egidio, c’è forse l’immagine più evocativa. Quella sul tempio della dea Demetra, dea della terra e della fertilità umana. “Anche se il tempio non si vede – sottolinea Natali – Lorenzo è riuscito a restituirci l’essenza di questo tempio, tempio ospitato sotto uno sperone di peperino da cui si ricavavano le pietre, da qui il nome alla cava di pietrara”. L’itinerario termina poi al Vicolo del Sole: “Uno dei posti più caldi, esposto a sud, con un palco naturale e un lavatoio dove, oltre che luogo in cui si lavava, era anche importante dal punto di vista sociale. Qui infatti si riceveva l’educazione femminile e anche sessuale, oltre ai pettegolezzi. La foto è presa dalla parte sud ovest di Vetralla e immortala bambini che giocano, un momento che vuole essere l’essenza più profonda e l’immagine più vera della città”.

 

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