di FEDERICO USAI –
VITERBO – Inaugurata la mostra “ I SEBASTIANI “ alla presenza della sindaca di Viterbo, Chiara Frontini.
Prima della visita alla mostra c’è stato un incontro nel foyer del Teatro dell’Unione, con Sabrina Manfredi, autrice della mostra, Massimo Giacci, curatore della mostra e Antonello Ricci, autore dei testi che accompagnano le opere fotografiche. La mostra sarà visitabile, fino al 30 novembre 2023, negli orari museali, dal martedì al sabato e nei giorni di spettacolo con orario 10-13 e 15-19, ingresso gratuito per i residenti a Viterbo.Nel foyer del Teatro dell’Unione grande era l’entusiasmo dei presenti in attesa di vedere le opere di Sabrina Manfredi, che hanno ascoltato sia le parole della Sindaca Frontini che dell’autrice della mostra fotografica, coadiuvata dal curatore della mostra e dall’autore dei testi per le fotografie.
Chiara Frontini ha esordito ricordando la sua amicizia con Sabrina Manfredi elogiandola illustrando le ragioni ideali che hanno spinto l’amministrazione comunale a sostenere questo progetto culturale, iniziativa vista come un atto di restituzione del Ridotto dell’Unione alla città, che aveva a lungo vissuto senza accesso a questo spazio.
Per la Frontini la riapertura avvenuta in concomitanza con l’esposizione delle opere di Sabrina Manfredi, conferisce un valore aggiunto a questa giornata “ Il Ridotto del Teatro Unione è stato restituito alla città. In oltre dieci anni di attivismo civico, non ci ero mai entrata. Era chiuso da chissà quanto tempo, ed è stata un’emozione indescrivibile vederlo tornare a vivere. Un nuovo spazio a disposizione dell’arte e della cultura, nel cuore del centro storico. Vederlo rivivere con una mostra, poi, “ I SEBASTIANI “ di Sabrina Manfredi, amica e fotografa viterbese, ha moltiplicato il valore di questa giornata. Investire sugli artisti della nostra città è un altro obiettivo che stiamo perseguendo, per dare valore alla creatività e nutrire talenti. E’ un piacere per me avere la possibilità, finalmente, di vedere una tua mostra, cara Sabrina, in uno dei locali di proprietà del Comune. L’assessore Antoniozzi nel corso della presentazione alla Stampa ha raccontato anche le motivazioni ideali che hanno portato l’amministrazione comunale a sostenere questo progetto, con questa mostra riapriamo il ridotto del Teatro dell’Unione.
E’ una grande restituzione alla città, ha affermato la sindaca Frontini, uno spazio che per lungo tempo è stata privato e che viene ridato ai cittadini viterbesi e il fatto che venga ridato con “ I SEBASTIANI “ di Sabrina triplica il valore di questa giornata. Sono certa che apprezzerete ovviamente la qualità della mostra di Sabrina e che questo luogo sia sempre di più un luogo vivo e vitale. Come forse qualcuno di voi già sa, abbiamo lanciato questa sfida per la Candidatura al Capitale Europeo della Cultura 2033, che è una sfida impegnativa, una sfida che ci fa guardare lontano e ci fa guardare soprattutto con un ampio raggio. Il fatto di recuperare degli spazi e di metterli a disposizione di progetti culturali, locali e non, ci piazza già ad un buon punto del percorso. Perciò quella che mettiamo oggi è una tesserina di questo grande mosaico, che è ancora più colorato e ancora più brillante. La stiamo mettendo con delle persone a cui vogliamo bene. Quindi vi ringrazio, ringrazio Massimo, ringrazio Sabrina, ringrazio Antonello, che è sempre un grandissimo valore aggiunto per la nostra città e per il progetto di Genius Loci che ci sta tanto a cuore.”
A seguire ha preso la parola Massimo Giacci, curatore della mostra , nel suo intervento ha ricordato Sguardi Diversi, il progetto nato ufficialmente nel dicembre del 2005 con una prima mostra collettiva al Palazzo Orsini di Bomarzo, “Sei fotografi per sei fotografie”, con la realizzazione di un documentario curato da Sabina Gnisci e un video di Nera Farnese. Il gruppo fondativo, Massimo Giacci, Sabrina Manfredi, Emanuela Moroni e Tiziana Pagnanelli , è impegnato in una continua ricerca sul mezzo fotografico che si apre alla collaborazione e alla contaminazione tra diverse forme d’arte, coinvolgendo fotografi, scrittori, autori, musicisti, artisti e performer. La loro missione principale è stata la condivisione di esperienze e lavori. Ma l’essenza del progetto va oltre le mostre, risalendo a molto prima del 2005. Nel 1991, a Civita di Bagnoregio, Sabrina, Tiziana Pagnanelli e il loro amico Guido Landucci avevano già organizzato una mostra collettiva con lo stesso spirito collaborativo. Per Massimo Giacci l’elemento centrale di tutto ciò è il piacere di condividere, mettersi in gioco e confrontarsi. Questo spirito di collaborazione è stato un faro che ha guidato il gruppo nel corso degli anni e li ha portati fino a questo momento.
La mostra attuale presenta dieci pannelli fotografici stampati su carta emulsionata su pannelli di dibond e protetti da laminazione. La scelta dell’allestimento e dell’architettura di supporto è stata fatta con cura, tenendo conto delle caratteristiche del luogo in cui si svolge l’esposizione. In sintesi, il progetto Sguardi Riflessi è un esempio di come la collaborazione e la passione per l’arte possono portare a risultati straordinari. La mostra attuale è una testimonianza tangibile di questa dedizione.
Molto atteso e seguito è stato l’intervento di Antonello Ricci, autore dei testi che accompagnano le opere fotografiche , che nel suo discorso introduttivo alla mostra di Sabrina Manfredi ha affermato che la mostra “ I SEBASTIANI “ è ricca di profonde riflessioni sull’arte, sulla religione e sulla dimensione umana. Ricci ha toccato diversi elementi chiave che danno senso all’esposizione fotografica. Ha menzionato il contesto in cui queste fotografie sono state scattate, sottolineando come una società secolarizzata cerchi ancora il sacro in forme diverse, come dimostrano anche le pubblicità. Questo contesto offre un fondamento interessante per l’interpretazione delle opere. Ha poi invitato i presenti, visitando la mostra, a guardare attentamente ogni fotografia, sottolineando che, in un’epoca in cui la dimensione del martirio e della testimonianza è in evoluzione, il dolore rimane un elemento universale. Queste immagini catturano una gamma di emozioni umane e dialogano con la tradizione iconografica e pittorica. La complessità delle fotografie emerge non solo dal contemporaneo ma anche dal desiderio intrinseco che ciascuna di esse porta con sé. Questa analisi critica contribuisce a illuminare il significato profondo delle opere di Sabrina Manfredi. L’approccio nell’interpretare queste fotografie fornisce al pubblico una cornice significativa per esplorare il lavoro dell’artista e riflettere sulla loro relazione con la società e la cultura contemporanea.
Infine ha preso la parola l’autrice della mostra Sabrina Manfredi che ha dato una dettagliata spiegazione sulla scelta di focalizzarsi su “ I SEBASTIANI “ anziché San Sebastiano, e ha condiviso la storia di San Sebastiano, un fedele cristiano che ha servito nell’esercito dell’imperatore Diocleziano .
San Sebastiano, pur essendo un cristiano fervente, ha servito nell’esercito romano e si è nascosto per un decennio. Tuttavia, alla fine si è dichiarato apertamente cristiano, cosa che ha portato all’ordine di Diocleziano di farlo legare e trafiggere con frecce. Questo evento è stato descritto da Jacopo da Varazze, un importante agiografo, che ha fatto sembrare Sebastiano un “riccio”. Sorprendentemente, Sebastiano è sopravvissuto ed è stato soccorso da una donna che ha scoperto che era ancora vivo. Questa narrazione rivela la storia e la resistenza di Sebastiano come un simbolo di fede e coraggio nei confronti delle persecuzioni. La scelta di Sabrina Manfredi di esplorare questo tema attraverso la fotografia aggiunge ulteriori strati di significato alla narrazione. Sabrina Manfredi si è allora chiesta : ” Chi è il martire oggi? “. Da lì è partito il progetto, quindi si è messa a lavorare su chi poteva essere nel mondo contemporaneo il martire, per capire chi fossero i martiri di oggi. Tutti gli emarginati, tutti i perseguitati, chi per una causa, chi per un’altra, tutti i discriminati, tutti coloro che lottano continuamente per mantenere le proprie posizioni, in qualche modo di fede, perché anche la propria convinzione può essere una fede.
Sabrina Manfredi ha concluso il suo intervento dicendo : “Sono andata a cercare i miei modelli, i miei martiri e gli ho detto di interpretare ciascuno, secondo quello che poteva essere uno stato d’animo o l’altro di un discriminato, di un perseguitato, e abbiamo fatto le foto. Non è stato molto semplice, il progetto è nato nel 2013 e si è concluso più o meno nel 2019. Quest’anno, grazie al Comune di Viterbo, grazie all’assessore Alfonso Antoniozzi che è rimasto subito affascinato dal progetto e dalle foto, oggi potrete vederle anche voi e spero che vi piacciono.”
Subito dopo i presenti, tra i quali due fotografi viterbesi di fama nazionale e internazionale, Sergio Galeotti e Francesco Biganzoli, si sono recati allo spazio espositivo della mostra, al Ridotto del Teatro Unione, per ammirare le 10 opere che , lo ricordiamo nuovamente, resteranno esposte fino al 30 novembre 2023