Inaugurazione della stagione lirica del Teatro alla Scala stasera

di CINZIA DICHIARA-

Come ogni anno, grande attesa per l’inaugurazione della stagione lirica 2023/24 del Teatro alla Scala con un Don Carlo di Verdi riproposto nella versione italiana in quattro atti (la prima versione, in francese e in cinque atti, fu prodotta dal genio di Roncole di Busseto per l’Opera di Parigi nel 1867), proprio nel teatro in cui fu rappresentato nel 1884 e da allora ripreso più volte.
A conclusione di una importante trilogia del potere che ha visto avvicendarsi nella sera di Sant’Ambrogio monumenti del teatro lirico come il Macbeth, nel 2021, e Borid Godunov, lo scorso anno, Don Carlo propone stasera la densa tragedia storico-romantica di Friedrich Schiller di un amore regale contrastato, quello tra Don Carlo, figlio di Filippo II di Spagna, ed Elisabetta di Valois, figlia di Enrico II di Francia, in un’opera ‘corale’ con molti personaggi, sullo sfondo l’assolutismo della ragion di stato, l’Inquisizione e il conflitto tra potere temporale e potere cattolico, la contesa politica e l’ideale patriottico, l’aspirazione alla libertà dei popoli oppressi, ma, ancor prima, il conflitto tra padre e figlio e i grandi sentimenti umani.
Un cast eccellente, con Anna Netrebko (Elisabetta di Valois) Francesco Meli (Don Carlo) Luca Salsi (Rodrigo marchese di Posa) Michele Pertusi (Filippo II) Elina Garanča (Principessa di Eboli) Jongmin Park (nel doppio ruolo del frate e dell’Inquisitore), sarà diretto dall’inossidabile Riccardo Chailly alla testa della ‘sua’ orchestra scaligera, per la regia di Lluís Pasqual, proveniente dalla scuola streheleriana, e con le mastodontiche scenografie di Daniel Bianco che impiegano elementi strutturali da kolossal come la torre di alabastro ispirata alla Collegiata di Santa María La Mayor della città spagnola di Toro, l’atmosfera ispirata a quadri di celebrati artisti spagnoli come El Greco, Francisco Goya e Diego Velázquez, nonché con i costumi, tutti velluti e broccati, desunti dalla ritrattistica dell’epoca da Franca Squarciapino, che ha scelto il nero per l’eleganza cinquecentesca.
Tutta Milano sarà coinvolta in questa epifania dell’opera tra le più conosciute del repertorio lirico, con la proiezione in diretta in maxischermo che sarà possibile seguire in diversi ambiti culturali della città, 35 in tutto, mentre nei quartieri principali l’Accademia del Teatro alla Scala offrirà una Guida all’Ascolto dell’opera mediante l’intervento di musicologi e conduttori.
In quest’Italia battuta dai venti della continua e crescente crisi sociale, politica, economica, finalmente un simile evento di tradizione giunge a unire le attese di molti e riaccendere negli animi quella fiammella che la bellezza riesce a mantenere viva a discapito di segnali di un decadimento culturale che sembra di cogliere nell’atmosfera generale odierna.
Con la consueta presentazione di Bruno Vespa e dell’aggraziata vestale Milly Carlucci, potremo seguire fin dalle 17,45 di oggi la diretta tv, ripresa in 4K da Rai Cultura, dunque con una definizione 4 volte maggiore del livello standard. Rasenta la commozione vedere che tutto il mondo attende questo evento, e qui di vero evento si tratta, e che broadcaster di tutti i continenti diffonderanno la trasmissione in diversi stati dell’orbe terraqueo per una durata di quattro ore, assente il nostro Presidente della Repubblica.
Da giorni si vocifera delle presenze, in platea e nei palchi, degli invitati illustri, come sempre avviene per le prime serate, occasioni mondane e non soltanto culturali, ma anche di impegno politico e sociale, vedi da un lato la presenza di autorità di rilievo, dall’altro le innumerevoli manifestazioni di protesta che nel tempo hanno accompagnato la recita più attesa dell’anno al di fuori delle scene di cartapesta, oggi innovative e altamente tecnologiche. Non mancheranno anche stavola i parvenu, che affollerano il foyer in ansia di notorietà, perché sempre essere alla Scala è sinonimo di ‘esserci’, dunque di contare. Ma non è questo che interessa ai melomani del loggione, agli appassionati e ai fruitori di bellezza avvezzi ad affollare il teatro per andar dietro a questo o quel tale cantante o melodramma dacché lo straordinario genere musicale nato a Firenze nel 500 dal cenacolo della Camerata de’ Bardi, e da ieri riconosciuto dall’UNESCO quale “Patrimonio Immateriale dell’Umanità”, accende gli animi dei cultori talora al modo in cui una religione catalizza le energie dello spirito dei seguaci.
Tra poco sapremo che cosa ci riserva la novità di questo allestimento, ma soprattutto potremo ancora una volta emozionarci di fronte a un dramma che scuote le coscienze e fa vibrare i cuori, ora come allora, quando gli uomini sapevano pensare in grande.

 

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