Indennizzi da fauna selvatica, Confagricoltura Viterbo-Rieti: “Alle imprese solo le briciole”

VITERBO – Riceviamo da Remo Parenti (Presidente Confagricoltura Viterbo-Rieti) e pubblichiamo: “La montagna ha partorito il solito topolino. Dopo avere atteso più di tre anni, la Regione Lazio si appresta a liquidare gli indennizzi agli agricoltori che nel 2017 subirono danni alle coltivazioni da parte della fauna selvatica, cinghiali in primis.

Una buona notizia sembrerebbe, ma invece così non è.

Non lo è perché l’ammontare dei danni complessivi era stato stimato in circa un milione di euro a fronte dei 280.000 stanziati.

In pratica si liquida il 28,4% dell’importo dovuto, senza peraltro indennizzare i danni subiti dagli agricoltori non professionali che evidentemente coltivano per puro passatempo.

A questo punto, siamo obbligati a denunciare una situazione assurda e insostenibile, fuori da qualsiasi logica giuridica e frutto di una visione del mondo agricolo non reale e punitiva per gli agricoltori stessi.

La questione dei cinghiali è ormai purtroppo nota a tutti e tutti sanno che da anni essi stanno proliferando a livello esponenziale senza che nulla si faccia per contenerli.

In tante zone anche del viterbese e reatino, in particolare nelle aree ripopolamento e cattura denominate “zone 52”, tali animali si sono costituiti in branchi di decine di esemplari capaci di azzerare ettari di coltivato, oltre a rappresentare pericoli per chi vive in campagna o circola in auto.

Abbiamo già detto che a noi non interessa come contenere la fauna selvatica. Portiamo i cinghiali in città, al mare se preferite, o in aziende per loro adibite, portateli a casa di chi li vuole, per noi va bene tutto purché si rimetta in equilibrio il territorio. L’importante è farlo senza perdere altro tempo.

La legge 157/92 va cambiata. Emanata quasi trenta anni fa in un periodo di scarsità di fauna selvatica, ne ha consentito una proliferazione esponenziale e drammatica. Il suo legislatore non avrebbe mai immaginato che ogni Regione si sarebbe trovata a stanziare cifre importanti del proprio bilancio per coprire, oltretutto solo in parte, i danni della fauna selvatica.

Il concetto stesso di indennizzo che la 157 prevedeva per gli agricoltori, è, allo stato delle cose, inaccettabile.

Prendere il 28,4% del danno dopo più di tre anni, vuol dire chiudere le aziende.

Noi chiediamo che, quanto meno, venga corrisposto agli agricoltori un risarcimento vero e proprio al posto di un vago e arbitrario indennizzo, in attesa di arrivare a soluzioni alternative.

Se, come crediamo, la maggior parte della comunità nazionale e locale ci considera importanti per quello che facciamo, per il cibo che produciamo, ci si metta una volta per tutte in condizioni di poterlo fare in sicurezza, tranquillità e con la speranza che anche ai nostri giovani sia consentito di vedere l’agricoltura e le nostre campagne come il luogo dove poter costruire il loro futuro.

Ci aspettiamo perciò, nei prossimi giorni, insieme alle solite critiche di chi sappiamo, anche una presa di posizione responsabile e costruttiva da parte dei sindaci e dei rappresentanti istituzionali”.

 

 

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