Inner Wheel a Roma alla mostra di Vincent Van Gogh

La Inner Wheel di Viterbo visita a Roma la mostra di ben 50 opere del famoso pittore Vincent Van Gogh. Mostra realizzata  in collaborazione con il Kröller Müller Museum  a palazzo Bonaparte

La mostra è un  viaggio nell’incredibile universo di Vincent van Gogh (1853–1890)  uno dei più grandi geni artistici di inizio 1800  Scoprendo la vita, la carriera e i segreti dell’artista con  moltepici testimonianze biografiche e riferimenti  a periodi e luoghi dove il pittore visse.  Nonostante una carriera tragicamente interrotta e una mancanza di riconoscimento durante la sua vita, i suoi dipinti sono ora visti come alcune delle opere d’arte più belle mai create. Figlio di un pastore protestante, compie studi irregolari e dopo una  carriera di predicatore e di missionario, inizia a disegnare e a dedicarsi alla pittura. Ridisegna le opere di altri pittori, esegue studi di figure, soprattutto contadini, e in meno di dieci anni di intenso lavoro produce un numero molto rilevante di opere, che operarono una profonda rivoluzione nella cultura artistica europea.
Nei Mangiatori di patate, capolavoro del suo periodo olandese,  Van Gogh rappresenta la realtà della vita contadina, dove i soggetti – i contadini – e i colori dai toni terrosi e scuri,  ribadiscono  l’umiltà della scena.

Troviamo   tessitori, boscaioli, donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare sacchi di carbone, o a scavare il terreno; opere espressive dove la fatica è intesa come ineluttabile destino.

Trasferitosi a Parigi  Vincent Van Gogh  conosce molti artisti e prova ad immettere colori più chiari nei suoi lavori,  sulla scia impressionista e  una nuova libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante.
Si rafforza anche il suo interesse per la fisionomia umana, determinante anche nella realizzazione di una numerosa serie di autoritratti, volontà di lasciare una traccia di sé e la convinzione di aver acquisito nell’esperienza tecnica una fecondità ben maggiore rispetto al passato.
È di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita fierezza.  I rapidi colpi di pennello, i tratti di colore steso l’uno accanto all’altro danno notizia della capacità di penetrare attraverso l’immagine un’idea di sé tumultuosa, di una sgomentante complessità.

L’immersione nella luce e nel calore del sud, genera aperture ancora maggiori verso eccessi cromatici e il cromatismo e la forza del tratto si riflettono nella resa della natura e ritorna l’immagine de Il Seminatore  (1888) con la quale Van Gogh avverte che si può giungere a una tale sfera espressiva solo attraverso un uso metafisico del colore.

Ad Arles, in Provenza,  realizza ben duecento dipinti e cento altre opere tra disegni e acquerelli. Opere come La sedia di VincentLa camera di Vincent ad Arles , Il caffè di notteTerrazza del caffè la sera, Place du Forum, ArlesNotte stellata sul Rodano, oltre che la serie dei Girasoli, furono tutte realizzate durante il soggiorno arlesiano. Van Gogh sognava di fondare l’Atelier du Midi, una comunità solidale di artisti. Invita Paul Gauguin a raggiungerlo ad Arles, ma la loro convivenza è resa impossibile dalla diversità dei caratteri e dalle differenti idee sull’arte. Le incomprensioni sfociano nel tragico episodio del dicembre del 1888, quando dopo una discussione Van Gogh si mutila un orecchio.

Van Gogh nel maggio 1889 entra volontariamente nella Maison de Santé di Saint-Paul-de-Mausole, un vecchio convento adibito a ospedale psichiatrico a Saint-Rémy-de-Provence.  Molto produttivo realizza ben centoquaranta dipinti, figure di contadini, i paesaggi caratterizzati dai luminosi vigneti o dagli uliveti grigio-argentei  intorno Saint-Rémy, fra i quali la Notte stellata, oltre a numerosi ritratti,
E così Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) assume l’aspetto di un intricato tumulto, mentre lo scosceso burrone  (1889) e la rappresentazione di un Vecchio disperato (1890) divengono l’ immagine di una disperazione fatale,  disperazione che  si percepisce nettamente.  L’espressione dell’uomo, la postura accovacciata e tesa verso se stessa, le mani pronte a nascondere un viso disperato e pieno di lacrime, tutto concorre nel restituire un forte senso di tristezza e di grande disagio, oltre che di chiusura verso il mondo esterno, di forte isolamento e di impotenza.

Interessante il numeroso  carteggio: Lettere a Theo, la raccolta di lettere tra Vincent e il fratello minore Theo con il quale intratteneva un rapporto particolarissimo e intimo, e che gli  fornì non solo il sostegno finanziario necessario per dipingere, ma soprattutto il supporto emotivo per gran parte della sua vita, che  costituiscono la fonte primaria per la comprensione dell’arte di van Gogh.  Tra il 1872 e il 1890 i due fratelli si scambiarono centinaia di lettere: più di seicento da Vincent a Théo e quaranta da Théo a Vincent. Il corpus di lettere è stato pubblicato nel 1913 dalla vedova di Théo, Johanna van Gogh-Bonger.
Uscita organizzata dalla Presidente  della Associazione Inner Wheel di  Viterbo l’infaticabile  Claudia Testa. Presenti Claudia Testa e la figlie Paola e Federica, Orietta Lattanzi e Roberto Ciula, Maria Pia Tacconi e Paolo Cegna,  Nadia Pascucci,  Daniela e Aldo Profili, Marcella Buzzi e Alberto Grazini,  Rita e Fabio Cuppari, la governatrice Rosalba Coliandro.

Dopo la  mostra visita alla Basilica Madonna del Pozzo e un pranzo conviviale con relativo festeggiamento di compleanno a sorpresa, per  prosegure poi verso Trinità dei Monti dove  una  banda dell’aeronautica li ha deliziati con la  loro performance.

Una  giornata all’insegna della cultura, dell’arte, dell’ amicizia, assolutamente  da ripetere.

Nadia Pascucci

 

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