Intervista a Carla Sozio: arte e colori nei dipinti di ca.so.

di ANTONELLA GREGORI –

VITERBO – Carla Sozio, un’artista di Viterbo. Ma come nasce la sua passione e come si sviluppa? l’abbiamo intervistata: Carla, ti ringrazio di aver accettato l’invito.
– Sono io che devo ringraziare voi per l’occasione di confronto. L’arte è una forma di comunicazione, e lo scambio di idee è sempre molto importante.
Sto guardando alcuni dei tuoi lavori. Come nasce questa passione per la pittura?
Disegno e la pittura mi hanno attirato dall’infanzia. In età scolastica ho avuto la possibilità di apprendere la tecnica a olio, soprattutto durante le scuole medie, grazie anche alla mia insegnante di allora, la professoressa De Santis, che voglio oggi ricordare, che aveva notato la mia passione e, se posso dirlo, la mia predisposizione. Ma ancora prima, mio nonno gestiva l’Osteria del Gatto, in via del Pavone, frequentata da un pittore, Carlo Alberto Rottino, che vedendomi disegnare su una lavagnetta mi insegnò alcune delle prime tecniche pittoriche, e conservo ancora i lavori di quel periodo.
Come è proseguita questa passione? 
La pittura è un insieme di arte e tecnica in cui la predisposizione deve essere affiancata da studio e esercizio, che tuttavia spesso si rivelano poco compatibili con gli impegni legati al lavoro e alla famiglia. Ma sono riuscita a non abbandonarla del tutto: una tela su cavalletto è stata una presenza costante a casa mia, in salotto, anche se magari restava bianca per lunghi periodi. E sono stata fortunata anche per l’attività lavorativa: pur non richiedendo direttamente un impegno nell’illustrazione, l’abbigliamento per bambini è un settore che richiede una certa sensibilità artistica, dall’allestimento delle vetrine alla scelta degli articoli, i bambini sono interessati a una varietà di colori e di fogge molto più ampia rispetto agli adulti.
– E poi?
Poi, nel ciclo della vita, ci si trova talvolta a oltrepassare le fasi di impegno più intenso, e si può indirizzare parte delle energie di cui ancora si dispone verso questi argomenti lasciati in sospeso, e si riesce a farvi convergere le esperienze maturare nel frattempo. Come mi hai fatto notare, le mie iniziali sono ca.so., che è diventato il mio nome d’arte. Certo, mi piace pensare che non sia solo la casualità a guidare la nostra esistenza, ma ci si rende conto della difficile prevedibilità dei nostri percorsi. Causalità e determinazione si intrecciano e si rivelano inseparabili, ma devo dire che la passione per la pittura ha sempre rappresentato un orientamento per me. Dopo, ahem, decenni, si vedono e si percepiscono le cose in modo diverso, e le si propone in modo diverso.
– E quindi ora racconti con le immagini …
È ovviamente una questione di comunicazione. La pittura, o l’illustrazione in generale, è un linguaggio con cui si vuole dire qualcosa. Dire a chi? Beh, uso un complemento esagerato: al mondo, poi l’interlocutore è molto più circoscritto, però il punto di partenza è sempre quello, anche per una semplice bozza. E non si tratta solo di “dire”, in quanto la comunicazione è bidirezionale, e è fondamentale “ascoltare”, in questo caso è più appropriato “vedere”, e cercare di comprendere. Un’immagine può nascere dalla fantasia, ma più spesso deriva dall’osservazione. Particolari più o meno rilevanti, o anche normali situazioni possono essere ispirazioni per un quadro. Il lavoro di pittura consiste poi nel rielaborarle e riproporle. Uno dei quadri a cui sono più legata è la rielaborazione di una fotografia scattata anni fa in Calabria, che ritraeva due ragazzi, uno di carnagione scura e l’altro chiara, con atteggiamenti profondamente diversi, nervoso, quasi famelico, il primo, e una sorta di elegante distacco il secondo. La scena era usuale, ma il forte contrasto tra le due figure mi è rimasto impresso, e ho voluto riprodurlo con le tecniche raffigurative di cui dispongo. Poi, questo contrasto potrebbe rivelarsi solo una mia impressione, e magari un altro osservatore, non solo della scena ma anche della semplice fotografia, potrebbe non rilevarlo. Ma se all’arte togli la soggettività, credo rimanga ben poco.
– Ti ringrazio di nuovo, Carla, per la piacevole conversazione, e spero di rincontrati presto.
Grazie a te, e a presto.

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