Intervista al cantautore viterbese Icastico

di WANDA CHERUBINI –

VITERBO – E’ uscito ieri, 6 maggio, il nuovo singolo del cantautore viterbese Icastico, dal titolo “Alcolico”. Icastico, vero nome Vincenzo, di 29 anni, originario di Zepponami, frazione di Montefiascone,  è un eclettico musicista viterbese, che si è avvicinato fin da bambino al mondo della musica, ascoltando di nascosto i dischi dei genitori e imbracciando presto la chitarra.

Perché questo nome, Icastico? “Icastico è una parola desueta, è un aggettivo che serve a osservare in modo tagliante e rappresenta il mio modo di essere”.

A che età ti sei avvicinato al mondo della musica? “Ho imparato a suonare la chitarra verso gli 8 anni ed a 14 anni ho iniziato a suonare dal vivo”.

Hai collaborato con molti autori della scena laziale, aggiudicandosi grazie ai tuoi arrangiamenti alcuni premi nazionali come “Premio della critica -Sanremo Rock 2018”, “SottoToni Festival 2017”, “Dallo Stornello al Rap 2017”. Il 1° novembre 2019 pubblichi il tuo singolo d’esordio “Cristo!”, che non passa inosservato per il suo carattere pungente e il suo video provocatorio. Attualmente sei impegnato nella stesura del primo album. Ce ne vuoi parlare? “Alcolico è un brano che fa parte di una trilogia, che ho inaugurato con “Cristo” uscito a novembre scorso. Si tratta di una trilogia scritta lo scorso anno, un periodo in cui ho dovuto fare un’astinenza forzata dall’alcol. Questo pezzo però non è una critica alla società moderna, in quanto non mi appartiene giudicare, ma descrivo una parte della mia vita e di quella dei miei coetanei, che condividono un certo modo di stare al mondo. In questo brano c’è la descrizione del bisogno di doversi appoggiare a cose esterne per superare l’ansia sociale. Il pezzo parla di ciò, dell’impossibilità di approcciarsi agli altri senza una stampella. E’ prendere atto di questa cosa.  C’è chi ha bisogno di bere, chi di drogarsi, chi di avere vestiti costosi, ognuno dipende da cose diverse, ma il fine ultimo è sempre quello”.

Hai avuto occasione nel 2018 di aprire il concerto della “The Original Blues Brothers Band” al Blubar Festival 2018 e di condividere il palco come cantante e chitarrista con Tony Esposito, Davide Pistoni, Gennaro Porcelli. Che ricordi hai di quei momenti? “E’ stata una grandissima emozione, che ancora mi porto dentro, anche perché i Blues Brothers sono i miei miti da sempre, sono cresciuto con i loro film.  Era il 1 agosto del 2018, a Francavilla al Mare. E’ stato un concerto grandissimo, con oltre 20 mila persone sotto. Un’esperienza unica”.

Questo periodo di quarantena ha inciso sulla tua vena artistica? “Sì, ho scritto moltissimo. Ne ho approfittato per finire il disco in lavorazione. Questo periodo però per il momento ancora non è entrato nei temi che tratto. Non ha modificato il mio modo di descrivere le cose di cui parlo. Non mi piace in generale parlare di attualità perché poi è una cosa che passa velocemente. A me piace pensare a qualcosa che non passa da qui a dieci anni. Le mie canzoni, poi già parlano di isolamento, solitudine”.

Progetti futuri? “Avevamo un tour questa estate, che copriva tutto il centro Italia, ma a causa del Coronavirus è saltato. Nessuno sa quando ci saranno i prossimi concerti. Ci concentreremo, pertanto, sulle uscite. Usciremo tra poco con il terzo capitolo della trilogia e il 13 maggio uscirà il videoclip di Alcolico, scritto, diretto, interpretato e montato da me. Ci abbiamo messo l’anima. Abbiamo preso come spunto il proibizionismo in Russia degli anni ’80 e lo abbiamo trasportato in chiave Covid. L’ho girato sotto casa mia”.

Sogni nel cassetto? “Dal punto di vista professionale vorrei continuare la mia carriera come stava andando prima del Covid-19 e cercare di arrivare sempre più in alto. Dal punto di vista personale continua la mia  ricerca di equilibrio, pace e felicità, che è poi il percorso che condivido con le persone che mi ascoltano”.

 

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