Joaquín Achúcarro, leggenda vivente del pianoforte

di CINZIA DICHIARA

 Ha compiuto 91 anni il primo novembre scorso, motivo che induce a richiamarne la grandezza artistica e a festeggiarlo a oltranza, questo autentico mito del pianismo internazionale nato a Bilbao nel 1932.

Allievo di mostri sacri quali, tra gli altri, Walter Gieseking e Nikita Magalov, il pianista basco Joaquín Achúcarro iniziò presto a vincere concorsi internazionali tra i più importanti al mondo come il Marguerite Long di Parigi, il Concorso Internazionale di Ginevra e, nel 1953, fra un centinaio di ottimi pianisti, il Concorso Viotti di Vercelli.

Ma fu dal 1959, dopo la vittoria al Concorso Internazionale di Concerti di Liverpool che, debuttando con la London Symphony, intraprese una carriera che lo vide trionfare in tutti i teatri e sale da concerto del globo, accompagnato nel tempo da circa 200 grandi orchestre e diretto da calibri quali Claudio Abbado, Sir Adrian Boult, Riccardo Chailly, Sir Colin Davis, Sir Yehudi Menuhin, Seiji Ozawa, Sir Simon Rattle e, soprattutto, Zubin Metha. La loro collaborazione iniziò da una storica interpretazione della Rapsodia su un tema di Paganini di Rachmaninov, poi da lui eseguita nella vita altre 100 volte, e proseguì divenendo anche una cordiale amicizia, a New York, Los Angeles ecc.

Al Primo Premio ottenuto a Liverpool, dunque, Achúcarro deve la sua affermazione definitiva agli occhi del mondo e l’inizio di una carriera sfolgorante, ma sul piano privato, a quella circostanza deve anche una moglie talentuosa. Infatti sposò la pianista Emma Jiménez, ex bambina prodigio e straordinaria musicista, dopo aver fatto con lei una scommessa alla vigilia del concorso: “Se vinco ci sposiamo”.

Con Emma al suo fianco ha viaggiato in tutto il pianeta; insieme hanno attraversato 60 paesi diversi. Sempre pronta a sostenerlo, in un matrimonio inossidabile gli ha dato due figli, realizzatisi in ambito scientifico così come sarebbe toccato anche a lui per tradizione di famiglia (il padre medico, lui laureato in fisica).

In Italia la sua attività di interprete e poi di docente ha inizio nel 1949 con le lezioni del leggendario Guido Agosti, insieme a Maria Tipo, a Licia Mancini (maestra di chi scrive), a Hector Oscar Pell e ad altri illustri, allora giovani pianisti, presso una delle nostre più prestigiose istituzioni musicali, l’Accademia Musicale Chigiana di Siena. Colà Achúcarro ottenne il Premio dell’Accademia come miglior allievo e il titolo di Accademico ad Honorem, espressamente istituito per lui dal conte Guido Chigi Saracini, tenendo in seguito la titolarità di una famosissima cattedra di perfezionamento pianistico.

Nel 1956 Siena era piena di talenti e, tra Via di Città e le mura ornate dalle trifore dei palazzi patrizi trecenteschi intorno alla Torre del Mangia, poté incontrare altri importanti musicisti tra i quali Claudio Abbado, Daniel Barenboim o John Williams, che hanno influenzato la sua vita.

Nel suo repertorio emergono chiaramente autori spagnoli come Manuel De Failla, il cui notissimo concerto per pianoforte e orchestra Notti nei giardini di Spagna trova in un lui un interprete sublime, cosa che puntualmente accade anche per la Rapsodia portoghese di Ernesto Halffter o per la Rapsodia spagnola di Joaquín Turina. Tuttavia la finezza interpretativa di Achúcarro è legata non solo agli autori del suo carattere e patrimonio di nascita, per i quali ovviamente è famosissimo. Achúcarro è celebre anche per le sue interpretazioni di Brahms, Rachmaninoff, Ravel, Debussy e molti altri autori.

Il grande elenco di opere eseguite è prevalentemente incentrato sul Romanticismo e sulla musica della prima metà del XX secolo. Suoi più diretti interlocutori musicali, a partire da Bach, Mozart e Haydn, sono Beethoven, Schubert, Brahms, Schumann. Inoltre si sente legato a Ravel, Debussy, Rachmaninov, Bartók.

Di Chopin esprime come pochi altri la minuziosa e intensa sfumatura espressiva, il bel suono e la resa poetica, aspetti essenziali che i pianisti che si accingono a entrare nel mondo elegante e ricercato dell’autore polacco non sempre raggiungono e sanno comunicare.

Ben nota è anche la sua predilezione per i concerti per pianoforte di Rachmaninov, ai quali si affiancano quelli di Mozart, Beethoven, Brahms, e Čajkovskij, infine Bartók e Albéniz. Basta un brevissimo riferimento alla sua produzione artistica per avere idea di chi sia questo pianista la cui patria inevitabilmente è il mondo, il cui orizzonte è la bellezza musicale. Ascoltandolo si scopre che il suo pianismo è la risposta umana all’imperativo di bellezza postulato da opere immortali, che lo colloca tra quegli artisti da considerarsi eletti, forse predestinati.

“Ottiene un suono che ho sentito solo con Rubinstein“, afferma su di lui Zubin Mehta; secondo Simon Rattle “Pochissimi musicisti riescono a ottenere quel suono da un pianoforte”. Ed è vero: il suo è un suono dell’anima, raro a trovarsi, soprattutto oggi che ogni effetto di tocco è spesso manierato e ottenuto con teatralità tecnica. Lo stile di Achucarro è invece caratterizzato da un abbandono poetico al suono, articolato mediante una tecnica di certo nitida ma assolutamente poco evidenziata.

La sua produzione discografica è ingente e rilevante. Tra le molteplici registrazioni, che abbracciano tutti i grandi autori da Bach ai tardo-romantici, ai russi e oltre, spiccano il Concerto per pianoforte di Joaquín Rodrigo, realizzato per l’etichetta SONY, e le Goyescas di Enrique Granados.

Non sorprende quindi che nel 2015, per l’alta qualità artistica dei suoi dischi, la rivista francese Diapason abbia inserito una delle registrazioni di Achúcarro fra le “100 registrazioni per pianoforte più belle di tutti i tempi”, mentre il suo DVD BluRay “Achúcarro plays Brahms”, con il secondo concerto per pianoforte di Johannes Brahms diretto da Sir Colin Davis con la London Symphony (Opus Arte), ha ottenuto 5 stelle in tutta Europa scalando le classifiche di vendita.

Tra le sue imprese legate al ruolo svolto nel mondo con la musica la Fondazione Joaquín Achúcarro, nata nel 2002 a Dallas, ove il maestro insegna dal 1989 presso la Southern Methodist University, con l’intento di sostenere i pianisti esordienti e aiutarli nella loro carriera.

Ancora nel 2000 Achúcarro ha ricevuto l’attenzione delle autorità spagnole ed estere con la nomina dell’UNESCO, di “Artista per la Pace”. Orgogliosa dell’enorme talento, la sua terra lo ha insignito di numerosi riconoscimenti. “Figlio Amato” della città di Bilbao, ha ricevuto dal governo il premio “Basco Universale” ed è anche membro onorario della Reale Accademia di Belle Arti di Nuestra Señora de las Angustias di Granada.

Amatissimo dal pubblico, adorato per la sua caratura di personalità illustre, ha ricevuto anche una Laurea honoris causa dell‘Università Autonoma di Madrid. Insignito anche delle più alte onorificenze, come la Gran Croce al merito civile conferitagli per la lunga e instancabile attività artistica, gratificato con menzioni e titoli in tutto il mondo, ha ricevuto la Medaglia d’Oro per le Belle Arti dal Re di Spagna, e, per volere di Juan Carlos, è anche Commendatore dell’Ordine di Isabella la Cattolica, nonché membro della Reale Accademia di Belle Arti di San Fernando.

In ossequio alla sua straordinaria carriera, inoltre, l’Unione Astronomica Internazionale (IAU) ha deciso di battezzare il minipianeta 2131 con il nome di Achúcarro. Dunque, tra coloro che su questa terra sono benedetti dall’umanità stessa, egli è un Iperione tra gli astri.

Veder cosi altamente riconosciuto un artista sommo desta indubbiamente viva gioia e commozione. Non sembri superfluo, infatti, sottolineare le benemerenze attribuitegli poiché un grande artista va omaggiato per i suoi meriti e riconosciuto da tutti, anche al di fuori della propria sfera d’azione, universalmente. È questo un indice di massima civiltà che permane ed è ancora molto sentito in quei luoghi e comunità della terra, ove l’arte mantenga il suo prestigio di strumento di edificazione umana a fronte del degrado culturale che a causa il predominio del materialismo imperante sembra diffondersi in tempi recenti. Più i popoli sono spiritualmente progrediti, infatti, e più è tenuta viva, presso di essi, la fiamma dell’arte.

L’affermazione di Achúcarro “Ho passato tutta la vita cercando di far cantare il pianoforte”, ci rivela la sua vocazione dal profondo che, oggi lo si può ben dire, è stata da lui pienamente vissuta e mirabilmente adempiuta. E nel novantaduesimo anno di vita appena iniziato, ancora una volta, il prossimo 7 gennaio 2024, Joaquín Achúcarro tornerà a suonare al Teatro Arriaga della natìa Bilbao! La prenotazione dei biglietti è aperta.

 

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